Undici racconti di Marianna Guida docente napoletana, per la casa editrice Gfe. Una lettura diversa in un tempo di narrazioni leggere e giallesche
La nuova casa editrice Gfe che ha sede a Roma ha un’anima napoletana: quella di Gianluca Ferrara che dopo l’esperienza nella “Dissensi edizioni” – e conclusa la sua esperienza parlamentare con una forza di governo: ma non la sua militanza politica – ha deciso di intraprendere una nuova esperienza editoriale. Nove i titoli già all’attivo, ma noi abbiamo letto con piacere una raccolta di racconti da Napoli “La mano sinistra” (130 pagine, 14 euro) di una docente napoletana Marianna Guida. Sono undici i racconti di questa raccolta – per lo più incentrata su storie napoletane – che è scritta con uno stile che fa pensare a Peppino Marotta. Che si parli di un bambino (Antonio Monti) figlio di un ombroso artigiano di pastori (Michele) di San Gregorio Armeno che non riesce a vendere le sue creazioni perché non vuole privarsi delle sue statuine quasi animate (“Il pastorello rotto”) o di un bambino corretto dalle suore che lo obbligano a scrivere con la destra (“La mano sinistra”), le storie della Guida sono aneddotiche con una morale che a volte sfugge al normale svolgersi della storia.
Nel sottofondo c’è Napoli – luogo simbolo di un’umanità dolente – dove una ragazza con una gamba più corte affronta la sua zoppia con coraggio (“Sono Maria e forse sto morendo”) e una ragazzina lotta negli anni ’70 con le asfittiche notizie sul suo stare diventando donna (“Quando Clara diventò grande”). Uomini infelici cercano di sfuggire ad una famiglia assillante rifugiandosi in chimere estive (“Una calda giornata di luglio”) o tentano nuove esperienze sessuali per chiarirsi vuoti interiori che nascono dall’infanzia (“Un uomo diviso in due”). Ma trova anche spazio il tema della disabilità in “Come riconoscere le voci”, e quello della famiglia come luogo di protezione in “La bicicletta”). In “L’ascensore” il tema della mancanza di eticità di un commercialista si mischia con il fermo improvviso di un ascensore e culmina in un inganno. Conclude la raccolta il racconto “Vergogna”, un sentimento che viene a scardinare la vita di un internista partenopeo che ha rimosso una tragedia per non turbare il buon nome della sua famiglia. Al di là dei meriti narrati emerge la lingua della Guida classica e curata che ci restituisce – in un tempo di narrazioni leggere e giallesche – quello che dovrebbe essere il fine di ogni buona narrazione: non solo intrattenere, ma fare riflettere sulle nostre brutture che nascondiamo sotto un pulito zerbino casalingo.