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La rissa fra noi fratelli in curva. Eterno masochismo di una città che ha paura di essere felice

È una brutta sculacciata. Togliete la maschera di Osi all’Albatros, che con quella non vede una mentula.

La rissa fra noi fratelli in curva. Eterno masochismo di una città che ha paura di essere felice
As Napoli 15/10/2016 - campionato di calcio serie A / Napoli-Roma / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: tifosi Napoli

FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 28° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2022-23

È presto per fare festa.

Al Maradona appuntamento con i Campioni d’Italia per il passaggio di consegne.

Ho combattuto a lungo la tentazione di andare.
Ringrazio la mia pigrizia divana.

Mi risparmio un paio di frustrazioni.

La vergogna della rissa fra noi fratelli in curva.
Eterno masochismo di una città che ha paura di essere felice.

La rabbia di non vedere il Napoli.
Perché il Napoli non è mai sceso in campo.

Il Milan invece c’è. Ed è un Milan mai visto.

John Malkovic dopo tre mesi di sofferenze decide che è tempo di ripristinare il vecchio metodo che consentì l’impresa scudetto lo scorso anno.

Quattro indietro e tre in centrocampo.

La chiave è Charlie Brown schermato da Bennacer.

Era già successo contro gli Aquilotti di Sor Polpetta.
E, come allora, Fra Cipolla non sa opporre concreta contromisura.

Se basta questo per mettere sotto gli azzurri, lo faranno tutte di qui alla fine. Urgono provvedimenti.

Napoli troppo brutto per essere vero.

Per il resto non cambia nulla.

È una brutta sculacciata.
Quattro goal. Togliete la maschera di Osi all’Albatros, che con quella non vede una mentula.

Quattro goal sono difficili da digerire.
Sì, goal. Parola forestiera, al diavolo quel coglione fascista di Rampelli.

È una brutta sculacciata.
Festeggeremo una settimana dopo.
Ora è presto per fare festa.

Vediamo le altre.

Dopo la pausa è un altro campionato.
E i Suninter lo dimostrano con la conquista della Stella.
Della decima sconfitta.
La terza di fila.

Eppure Inzaghino non la prepara male.
Sa che gli stilnovisti concedono tanto campo alle spalle.
E allora attira il pressing avversario affidandosi ai cross da destra per Lukaku.

Ma i nerazzurri sono fragili nella testa.
Faticano a colpire e facilmente vengono colpiti.

Non sono squadra.

L’episodio che fotografa l’Inter attuale lo fornisce l’armeno, quando vede il colosso belga liberissimo, e cerca il gol da solo.
Sbaglierà, ovviamente.
Come sbaglierà il belga a porta vuota più tardi.

I viola invece stanno bene.
E colpiscono al momento giusto con il giocatore dotato di maggior fosforo in campo.

Vacillano i Suninter e sentono il fiatone degli ergastolani pur zavorrati dalla penalizzazione.

Niente di che beninteso.
Solita Vecchia piatta e monotona in perfetto stile Acciughina.

Per fortuna l’appuntamento è con i Giulietti.
Che sono una banda di musica, e apparecchiano tutto per lo zero a zero.

Tutti sbadigliano aspettando la fine.
Ma il gol di Kean, di corto Moise, arriva prima.
Nessuno se ne accorge.

Affidata al portiere dalle mille consonanti il consueto pippone vittimistico che sorvola – al solito – sul significato elementare che quella penalizzazione rappresenta.

E cioè truffe continuate e falsificazione costante di campionati.

Ma tra poco si apriranno le aule dei tribunali.
E tra poco sapremo con precisione.

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