Nel caso del sindaco un vero e proprio terrore. Duemila agenti, l’ipotesi check-point modello Guerra Fredda. Napoli tra l’Apocalisse e il Carnevale di Rio
Come se dovesse venire l’Apocalisse, la fine del mondo, un sabato o una domenica del villaggio senza domani. È questa la sensazione e l’immagine che restituiscono le notizie ora per ora sulla festa ormai vicina per il terzo tricolore. Duemila agenti impegnati e l’ipotesi di check-point modello Guerra Fredda agli ingressi della città per bloccare ogni tipo di veicolo proveniente dalla provincia. E ancora: 70 varchi metropolitani per controllare l’afflusso pedonale. Sono i piani dell’ordine pubblico che si sovrappongono in questa tormentata vigilia di Napoli-Salernitana e Inter-Lazio. Tormentata per il Viminale, per il prefetto Claudio Palomba (che arrivò a Torino pochi mesi dopo gli incidenti in piazza San Carlo durante Real-Juve, finale di Champions a Cardiff) e soprattutto per il sindaco Gaetano Manfredi. È come se quest’ultimo non veda l’ora che tutto finisca, lo stesso approccio, per fare un paragone, della postfascista Giorgia Meloni nei confronti del Venticinque Aprile. Uguale. Stessa paura. Forse nel caso di Manfredi di vero terrore, manifestato nelle riunioni e anche pubblicamente, quando ha appalesato il timore che gli scassassero tutta la città. Viene in mente “La notte del giudizio”, americanata da cinema in cui per dodici ore il governo Usa istituisce “Lo sfogo”, per liberare gli istinti animali dei cittadini.
Del resto è stato il sindaco giallorosso, il regista politico della vergognosa trattativa tra Aurelio De Laurentiis e i capi ultras immortalata dalla grottesca foto alberghiera. Un dettaglio questo spesso omesso dai cantori della pace raggiunta alla vigilia di Napoli-Milan di Champions. Una triangolazione Comune-prefettura-società azzurra per allontanare, se non cancellare, il clima di tensione e quindi di incidenti anche in vista della festa. Una realpolitik che ha di fatto ammosciato pure l’inchiesta sulla rissa in curva durante Napoli-Milan di campionato. Tutto in nome della festa.
Allo stesso tempo, se l’approccio istituzionale è quello della vigilia dell’Apocalisse, sul fronte di tifosi e turisti pronti a pagare duemila euro per una notte in albergo, si registra un’aspettativa da Carnevale di Rio: carri, caroselli, fuochi d’artificio, tavolate in ogni quartiere. Apocalisse o Carnevale di Rio, tertium non datur. Tipico di Napoli. Speriamo solo che non sia l’ennesima sagra sui luoghi comuni della napoletaneria. Addirittura, per il 4 giugno, quando ci sarà la festa ufficiale all’ultima giornata c’è la previsione di un milione di persone. Nu milion… uanm ro’ priatorio, per citare il suocero di Bellavista. La festa sarà diffusa, secondo il gergo corrente (a proposito: ma che fine ha fatto la festa per la cittadinanza onoraria a Ciro Mertens, idolo del popolo degli A16?) e anche qui siamo in bilico tra Apocalisse e Carnevale di Rio.
Forse è tutto esagerato, forse no. Aspettiamo.