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Non facciamo drammi per Napoli-Milan

Molti giocatori erano sulle gambe (oltre che sulla mente), aveva ragione Spalletti: il tifo è mancato quanto Osimhen. Ma ora non esageriamo

Non facciamo drammi per Napoli-Milan
Mg Napoli 02/04/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Piotr Zielinski-Mario Rui

A proposito di Napoli-Milan

Un po’ di razionalità, per favore. Non è possibile passare dalla pazza gioia che regnava fino a ieri alla più disperata depressione che circola dalle 22.30 di domenica.

Fino alle 20.45 avevamo già vinto lo scudetto e la Champions.

Dalle 22.30 in poi abbiamo perduto tutto e meno male che ci siamo almeno assicurati la permanenza in serie A e, forse, con un po’ di fortuna, uno dei primi quattro posti.

E sono gli stessi che ieri brindavano e innalzavano striscioni inneggianti nei vicoli, quelli che oggi sono caduti nel più cupo pessimismo.

Dov’è andato a finire il senso della misura?

È il calcio che è fatto cosi. Ed è anche il suo fascino.

Non esiste nessuna partita che abbia un risultato sicuro prima di averla giocata.

E nessuno scudetto è stato mai vinto prima che non l’abbia detto la matematica.

Ma tentiamo di dare una spiegazione a questa sconfitta: sappiamo tutti che dopo una sosta il Napoli ha offerto sempre prestazioni poco brillanti.

Questa volta abbiamo prestato ben 16 calciatori alle varie Nazionali.

I quali hanno giocato, hanno volato (alcuni su tratte intercontinentali), sottoposti ai vari fastidi che queste vicende comportano, e non mi riferisco soltanto al jet-lag, che pure qualche fastidio lo dà, ma anche alle condizioni psico-ambientali col conseguente stress esistenziale che ne deriva, fino ad arrivare ai veri e propri fastidi fisici e, quindi, agli infortuni.

E per il Napoli, due calciatori, tra i quali il nostro “Number One”, sono tornati infortunati senza aver potuto giocare questa partita e qualche altra ancora non potranno giocarla.

Per non parlare, poi, del fatto che hanno potuto allenarsi tutti insieme e preparare l’impegnativa partita col Milan soltanto da venerdì.

Io ho visto fin dai primi minuti di Napoli-Milan che, mentre i nostri, sul campo, trotterellavano e corricchiavano, quelli del Milan, al confronto, sembravano dei centometristi impegnati in una finale olimpica.

I milanisti correvano, e come correvano. I nostri li inseguivano senza raggiungerli.

Insomma, dal mio divano romano, a duecento chilometri dal “Maradona”, ho provato l’impalpabile sensazione che sarebbe stata dura.

Perché i nostri, in una parola, erano “sulle gambe” e, forse, anche “sulla mente”, se così si può dire.

E vogliamo parlare, poi, di quei gentiluomini in Curva, adepti di non so quale frangia (forse sarebbe meglio definirla “setta”) del tifo i quali, oltre a disporsi dando le spalle al campo e senza incitare la squadra, pretendevano addirittura che anche gli altri tifosi si comportassero in quel modo, picchiando i dissenzienti e poi, a loro maggior gloria, picchiandosi tra loro.

In una sgangherata quanto stralunata forma di contestazione, le cui ragioni e motivazioni, che non conosciamo nei dettagli, sono comunque inammissibili per modi, tempi e luogo in cui sono state inscenate.

Creando, oltretutto, una surreale atmosfera all’interno di uno stadio nel quale la tifoseria ospite era padrona con canti, cori e incitamenti, mentre quella di casa restava muta e perplessa.

E ciò non era dovuto soltanto al risultato che cominciava a delinearsi.

E qualcuno crede che tutto questo non abbia avuto un ruolo negativo sullo stato psicologico dei nostri calciatori abituati, da sempre, al sostegno vigoroso e sonoramente potente del ‘dodicesimo uomo in campo’?

Del resto saggiamente Spalletti, nella conferenza stampa del sabato, aveva ammonito i contestatori che il mancato sostegno alla squadra avrebbe avuto sulla partita lo stesso impatto che aveva l’assenza di Osihmen.

Ma nessuno l’ha ascoltato.

Ora, però, non carichiamo una partita di significati che non ha.

Diamole l’importanza che certamente ha e deve avere.

Ma non di più.

Insomma, una partita è come una rondine, non fa primavera.

Si tratta solo di un incidente di percorso che non può svilire, né intaccare, tutto quello di meraviglioso che questa compagine ha fatto da metà agosto a oggi.

Da domani, allenamenti e lavagne tattiche. Massaggi e rimessa in sesto degli acciaccati.

Sursum corda e andiamo a conquistare la nostra primavera.

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