L’intervento a nome della Curva A: «In una città in cui non funziona niente, ha creato un fiore all’occhiello. Ma si crede Mosè. Non protestiamo per il caro biglietti»
Era dai tempi di Aldo Moro che non ascoltavamo un discorso così denso e lucido, che fa luce sul reale pensiero della Curva A, un discorso che avrà fatto impallidire la Napoli delle professioni e della molto presunta intellighenzia che in questi giorni come al solito, con sprezzo della dignità, tra le violenze degli ultras e la linea legalitaria di De Laurentiis ha ballato sul filo del cerchio e della botte, rendendo al confronto Veltroni un politico risoluto. Poi è arrivato lui, Gianluca, intervenuto a Radio Marte a nome della Curva A, che ha chiarito una serie di passaggi, ha elogiato De Laurentiis (perché sono ultras non dissociati mentali), detto che il caro biglietti non c’entra niente con la loro protesta, che si atterranno alle regole. Da Washington D.C. si ode chiaro l’applauso stentoreo di Henry Kissinger. Il Napolista propone immediatamente Gianluca come presidente della commissione per le riforme istituzionali.
Ecco le parole di Gianluca.
Parlo a nome della Curva A, non parlerò di altre cose di altri settori perché non le conosco e non faccio il giudice. Sulla nostra grossa manifestazione, il volantino l’avete letto tutti e bisogna fare chiarezza. In Curva A “la fede non ha prezzo”, la manifestazione non era contro il caro biglietti, la società può fare i prezzi che ritiene opportuno, noi abbiamo pagato 50 euro a Gela, non polemizziamo per 50 euro col Milan. Ma si scontra con la frase di De Laurentiis su più famiglie e meno ultras, e non è una buona politica per riempire lo stadio di famiglia visto il reddito pro capite che è diverso da altre città.
La nostra protesta è solo per tornare ad accompagnare il Napoli in queste ultime 5 partite che restano per un sogno che manca da 33 anni. Abbiamo sentito tanti dire che avevamo abbandonato il Napoli, non volevamo sostenerlo, volevamo fare chiarezza: per noi è una scelta di vita, va oltre ogni cosa, fuori abbiamo creato l’atmosfera con tanti bambini, l’atmosfera che non ci è consentito fare allo stadio. Noi non siamo dei santi, ma siamo maturi, abbiamo una mentalità, uno stile di vita, quando regaliamo calore se ne approfitta la squadra, alcune partite le abbiamo vinte noi col tifo. Quando sbagliamo, ci prendiamo la responsabilità e paghiamo.
Dall’8 gennaio però, dopo i fatti in autostrada A1 che hanno visto coinvolte due tifoserie, la massima autorità dell’ordine pubblico ha vietato la trasferta alle due tifoserie. Ce ne prendiamo le responsabilità e poi ognuno verrà indagato soggettivamente. L’8 gennaio oltre alle trasferte ci è stato vietato per punizione anche il materiale in casa e l’abbiamo accettato. Ma viviamo di calcio e vedendo l’altra tifoseria coinvolta poi in casa gli striscioni li mettevano e continuava tutto. Questa cosa è partita da Napoli, perché noi sì e gli altri no?
Portavoce di chi? Rappresento tutti i gruppi organizzati della Curva A che sono fidelizzati da 8 anni. La Curva A è fidelizzata, per chiarezza. Non abbiamo paura di dare i dati, siamo abbonati ed il caro biglietti non è un problema. In trasferta diamo i nomi. Siamo fidelizzati senza problemi.
Da quell’8 gennaio sono due mesi con questa punizione ulteriore. Ne abbiamo sentite tante, che avevamo abbandonato il Napoii, che ricattavamo la società, ingerenze sulla festa, ma noi vogliamo solo scendere in campo e la festa la organizzerà chi è preposto a farlo, non abbiamo velleità in merito. Noi vogliamo entrare e gioire. Tutto nasce dall’8 gennaio, ma vogliamo essere pratici: abbiamo letto l’invito del sindaco, la massima autorità, noi ci mettiamo la faccia, il sindaco ha detto di fare uno slancio per la comunità, sono in arrivo milioni di turisti per il nostro folclore, noi siamo pronti a confrontarci con chiunque, se c’è stato qualche nostro errore siamo pronti a correggerlo e ognuno si assuma la sua responsabilità per remare dalla stessa parte. Noi siamo disposti a parlare, ma dicendo le cose come stanno.
Da due giorni è uscito questo famoso modulo. I milanisti non hanno mandato niente, se il Napoli fornisce le mail noi ne saremmo contenti. L’appunto va fatto ad Adl: quando uno riesce nella vita, si sente importante, famoso, la bravura può diventare presunzione. Il presidente si sente Mosé, in una città in cui non funziona nulla ha creato un fiore all’occhiello, ma il presidente gestisce una grande società come una bottega. Il Napoli in campo è più forte delle grandi squadre, ma a livello societario non è a quel livello. Tutte hanno lo Slo (addetto al rapporto con la tifoserie, ndr), la tifoseria organizzata può comunicare il materiale in casa e fuori, ogni trasferta la tifoseria organizzata comunica allo Slo che organizza e gli fa pagare i biglietti e organizza il convoglio. Il Napoli non ce l’ha. Qui gestisce tutto una sola persona. Tra 6 giorni sarà un evento, ma chi lo gestisce? Si lascia tutto al caso, poi se succede qualcosa è colpa degli Ultras. Molti giornalisti d’inchiesta stanno mandando email per le bandiere, ma non hanno risposta.
Martedì, primo giorno utile, manderemo un modulo al Napoli per il materiale per Napoli-Verona. Arriveremo col materiale e vedremo. Silenzio assenso? Facciamo quest’esperimento. Il presidente toglie tempo al Questore, al Prefetto, che già devono gestire una città molto difficile. Potremmo risolvere col ragionamento, ma uno che critica la pizza e esce con frasi infelici: io non ho mai sentito presidenti criticare i prodotti delle città che presiedono. Noi lo ringraziamo, a livello imprenditoriale sta 20 anni avanti, ma sfocia nella presunzione. E nessuno lo fa riflettere. Noi non siamo dei santi, ma vogliamo solo il bene della sua società e tifare. Se nella vita facciamo degli errori, li possono fare tutti. Ma ci assumiamo le responsabilità. Accogliamo l’appello del sindaco e vogliamo risolvere per goderci il sogno da bambino. Molti non hanno mai vissuto lo scudetto. Qui sembra di giocare in trasferta, molti ci fanno i complimenti per le coreografie, per il tifo che spinge proprio il pallone in porta, ma poi ci puntano i piedi.
Molti dicono che siamo contro Adl perché non ci dà i giocatori alle inaugurazioni, i biglietti, ma noi non siamo mai stati indagati per inchieste di questo tipo. La stampa come si permette? Ma noi non siamo in guerra contro l’imprenditore che ci sta potando alla vittoria, ma vogliamo che ci faccia tifare e che riconosca il folclore del tifo. Bandire la violenza? Noi portiamo i nostri figli in Curva”.