POSTA NAPOLISTA – Ero da solo in strada e in tre mi hanno seguito e intimidito. Per fortuna sono arrivato rapidamente in piazza dove c’erano altri tifosi
Caro Napolista sono un tifoso del Napoli da sempre e un vostro lettore da qualche anno.
Da circa 14 anni vivo a Lecco a 50 km a nord di Milano. Premetto che da tempo, prima ancora che mi trasferissi, mal digerivo la dose enorme di vittimismo che accompagna noi napoletani. Il mio trasferimento in Lombardia ha confermato questa mia idea, questo mio pensiero perché dal punto di vista professionale e delle relazioni, non ho avuto mai fino a qualche giorno fa motivo di lamentarmi. Ovviamente una differente espansività l’avevo in qualche modo notata e talvolta apprezzata.
Da oltre vent’anni lavoro nel settore delle dipendenze patologiche che non è migliore degli altri, ma mi rende un lavoratore onesto e discretamente apprezzato. Lo scrivo perché chissà quanti giovani e meno giovani del luogo dove vivo ho in qualche modo intercettato rispetto a queste problematiche di addiction.
Tutta questa premessa solo perché vorrei farvi partecipi di quanto accaduto la sera della NOSTRA matematica certezza del titolo di Campioni d’Italia. Ebbene quella sera, quella del 4 maggio 2023 oltre ad essere la sera che ci ha reso felici, come da 33 anni non succedeva, è stata anche la sera del mio risveglio. Terminata la partita, dal silenzio assordante, tipico delle serate umide lecchesi, si è passati ad un sonar di trombe, di clacson che mi faceva intendere che oltre a me c’era qualche altro napoletano che aveva il desiderio di “compartir” come dicono in Argentina il proprio entusiasmo.
Il mio errore è stato quello di scendere immediatamente da solo e ovviamente con tanto di bandiera appena comprata a Napoli il 30 aprile scorso, sciarpa azzurra e maglia argentina di Diego. A proposito, complimenti alla società che è riuscita a fare un passo indietro con i tifosi (So che il Napolista non concorda su questo) ed a porre fine a quella paradossale diatriba con la città o meglio con la città più intransigente, consentendo ai ragazzi della squadra e al tecnico di ricevere il meritato e doveroso omaggio.
Una volta sceso di casa e prima di raggiungere la piazza che è in città, molto centrale, sono stato seguito, direi quasi inseguito in maniera insistente e intimidatoria da alcuni energumeni non meglio identificati perché, a differenza mia, non erano rappresentati da sciarpe bandiere o altro e quindi in pieno stile vigliaccheria, si ponevano nei miei confronti, con intento intimidatorio, due più alti avanti e uno più basso e più vigliacco alle mie spalle. Non sono uno che si può definire, e come si definirebbe a Napoli “uno e miezz a via” ma sono comunque cresciuto a Napoli, per cui un certo livello di attenzione in special modo, quando si è da soli in strada l’ho custodito, mantenuto forse non allenato in questi anni. Non so cosa abbia fermato questi tre personaggi, probabilmente il mio continuare a camminare, il fatto che mi voltassi di continuo per evitare sberle, come dicono qua, o altri tentativi di pestaggio. Fatto sta che ho raggiunto velocemente la piazza dove ho trovato circa 150 tifosi del Napoli come me e la serata è proseguita come giusto che fosse con cori bandiere e qualche bengala. Sono stato raggiunto anche da mia moglie e mia figlia (almeno donne e bambini a Lecco non li hanno infastiditi se non con un breve sfottò) a cui ho raccontato solo dopo l’accaduto per non turbare il momento di felicità.
Il motivo della mia lettera, che mi augurerei pubblicaste è legato al desiderio di lenire una sostanziale amarezza. Mi sono accorto dopo anni di lavoro e di vita che esiste una territorialità e questa territorialità non ammette in alcuni casi eccezioni e anzi si rinforza con istanze meramente razziste.
P.S. Bellissima la manifestazione che ha fatto il Napoli ieri sera allo stadio Maradona, complimenti a tutti, al Presidente, ai tifosi e alle istituzioni. Non così il 30 aprile perché ho trovato davvero disgustosa la vicenda relativa allo spostamento della gara basata su due eventi quanto meno aleatori (è proprio questo genere di cose che ci rende odiosi agli occhi dell’Italia altra!) e che certificava, ma non ce n’era bisogno, l’inadeguatezza della Città di Napoli.
La cosa più clamorosa è stata che nonostante il rinvio, si stava andando incontro a una profonda delusione, per cui mi vien da dire nonostante fossi a Napoli e allo Stadio Maradona quel giorno “Benedetto quel gol di DIA”
Un caro saluto
Luca Buonanno