È cominciato il valzer delle notizie di mercato. Fatto salvo Giuntoli (che è stato qui otto anni), a tutti gli altri dico: è un attimo finire dimenticati come Amrabat
Il primo rigore è procurato dalla foga agonistica di Osimhen (che come si è più volte detto nelle analisi delle partite di quest’anno sembra correre più veloce del pallone che gira tra i piedi dei difendenti avversari nella fase di costruzione dal basso), il quale con il suo pressing forsennato induce il portiere Terracciano a forzare la giocata ed a liberarsi subito del pallone (perché il centravanti nigeriano gli è piombato addosso in un istante) ed a giocarlo su Amrabat, nel frattempo abbassatosi a prenderlo per far ripartire l’azione.
Non si sono però accorti né Terracciano, né Amrabat (a proposito: non era quello che 3 anni fa aveva preferito Firenze a Napoli? Complimenti per la scelta professionale!) che Lobotka, in pressing coordinato con il suo centravanti, ha già letto il passaggio forzato del portiere della Fiorentina, ed infatti prima ancora che la palla arrivi sui piedi di Amrabat si frappone tra questo ed il pallone, lo anticipa prendendoselo con uno stop di piatto a seguire, entra in area tenendo la posizione sull’attacco fisico dello stesso Amrabat (ancora una volta dimostrando di avere una forza nelle gambe e nel tronco notevole) e costringe l’avversario all’atterramento (altrimenti sarebbe a tu per tu con il portiere avversario).
Il rigore è calciato malissimo (perché lento, prevedibile per postura del corpo, non angolato ed a quell’altezza che rende più agevole l’intervento e l’intercetto del portiere) da Osimhen, ed infatti viene agevolmente parato.
Il secondo rigore, quello che questa volta procura il gol del definitivo vantaggio per il Napoli, è procurato dalla solita azione di Kvaratskhelia, il quale prima addormenta con uno stop d’esterno destro un lancio millimetrico che gli arriva sulla corsa, poi entra in area tagliandola da sinistra al centro coprendo una distanza di circa 10 metri con ben 8 tocchi del pallone (portati sempre ad accarezzare la palla e con la tipica postura che serve a non far capire all’avversario se il tocco successivo sarà quello del definitivo strappo ed allungo verso il centro dell’area stessa per il tiro o se invece sarà finalmente quello con cui si chiude la finta e si cambia direzione); poi, prima del nono tocco, quando si accorge che è il momento giusto perché l’avversario sta per intervenire, fa per toccare la palla (cambiano piede) con il sinistro, perché è quello più vicino alla gamba di intervento del difendente della Fiorentina.
Ed ecco che non a caso invece della palla il difensore della Fiorentina prende proprio il piede sinistro del georgiano e lo stende.
Rigore battuto dallo stesso Osimhen verso lo stesso angolo, questa volta più teso ed alto (Terracciano, perdendo la guerra psicologica, battezza l’angolo opposto), e gol del definitivo 1 a 0.
La partita finisce, inizia (continua?) la festa in campo.
E continua (inizia?) la tiritera sul futuro del Napoli, cioè del suo allenatore, del suo d.s., dei suoi giocatori.
A me queste cose annoiano, ma un paio di cose mi sento di scriverle.
La prima è che questo allenatore, questo d.s., questi giocatori verso cui nutro (nutriamo) un sentimento di grande affetto e gratitudine (stanno facendo la storia del Napoli, è indubitabile) ed a cui auguro un futuro pieno di gioie, devono stare attenti a non fare la fine di Amrabat, il quale dopo la partita di ieri può quasi assurgere a teorema (una persona che diventa una “scelta”: una scelta che diventa un “teorema”).
Prendiamone uno a caso, cioè Kvaratskhelia (Giuntoli merita un discorso a parte per il ruolo che ha, nel senso che pure può starci dopo 8 anni – un’era geologica nel calcio – per un d.s. voler cambiare aria, seppure comunque il nucleo essenziale del discorso che si farà di seguito possa valere anche per lui: come non rendersi conto che anche in virtù di tutti i guai economici che stanno attanagliando le altre società, nei prossimi anni la Juventus d’Italia potrebbe essere proprio il Napoli?)
Ecco, Kvaratskhelia si dice che sia un grande tifoso del Real Madrid e si dice che lì potrebbe andare. Ecco, allora mi chiedo: avete visto, ha visto lui stesso, la partita dell’altra sera Real Madrid – Osasuna? Avete visto, ha visto lui stessi, la partita di Vinicius e Rodrygo? Perché, per quanto mi riguarda, che questi due giocatori questi sono e questi rimangono, Kvaratskhelia a Madrid ci va per niente, altro che palle.
Oppure Spalletti: si dice che voglia un giusto aumento/adeguamento del contratto perché guadagna meno dei top (?) in Italia. Ecco, la questione è proprio questa, e cioè che la stagione in corso ha invertito l’ordine dei fattori ed ha dimostrato che l’ingaggio giusto è quello di Spalletti, non certo quello di Allegri, Mourinho e compagnia cantante.
Allenatori che stanno facendo la fatica che stanno facendo, che pure con squadre forti tanto quanto sono arrivati ad almeno 20 punti dal Napoli, il tutto in un mercato si scarse risorse che nei prossimi anni chissà quanto davvero abbia da dare alla figura professionale in esame.
L’adeguamento il mercato lo farà, e lo farà verso il basso.
È sicuro, quindi, Spalletti che se andrà via troverà i) in Italia, una squadra in grado di dargli i soldi del Napoli (che pure sono convinto ritoccherà il suo ingaggio); ii) all’estero, una squadra comunque così in grado di farlo competere come oggi il Napoli, posto che le squadre cosiddette “big” già sembrano aver colmato il vuoto in pianta organica riferito alla figura dell’allenatore (si veda il discorso di seguito fatto per Osimhen)?
Ed arriviamo, appunto, ad Osimhen: in quale cosiddetta “big” potrebbe andare per fare una scelta che sia adatta anche sotto il profilo sportivo, oltre che sotto quello economico (posto che al City per ovvie ragioni nemmeno sanno chi sia)? Al PSG, cioè a fare la fine dei Cavani, dei Lavezzi e compagnia, che hanno riempito il portafoglio per andare, ad oggi, ad avere una bacheca di trofei ricca soltanto di titoli francesi vinti contro squadre dai nomi talvolta impronunciabili, fuori dalla geografia del calcio che conta, in un campionato considerato non divertente, uscendo ogni anno dalla Champions agli ottavi/quarti? Oppure al Manchester United, per arrivare per anni ed anni non si sa nemmeno se nei primi 4, e comunque a fare la comparsa dell’altra squadra della città che al momento è irraggiungibile? Al Real Madrid, dove è chiaro che fino a che giocherà (in questo modo) Benzema il posto sarà suo e dove nemmeno è detto che abbiano bisogno di centravanti con queste caratteristiche?
Insomma, la scelta è davvero difficile, ed è noto che chi se ne andato da Napoli spesso non ha poi fatto la carriera che pensava (per esempio: Allan gioca ancora od ha smesso?), al netto del portafoglio gonfio.
Perché la verità è che oggi come oggi, al netto delle solite 4/5 (che però, in parte per le ragioni sopra esposte, potrebbero essere squadre in cui si va a morire calcisticamente), nessun’altra squadra può assicurare a questi uomini, un destino di competitività, gloria, gioia sportiva e bel vivere come il Napoli e come la città di Napoli.
Questo mi sento di dire, insomma, a persone a cui voglio un gran bene.
Fate bene le vostre scelte, perché è un attimo finire come Amrabat.