Il portiere alla Milano Football Week: «Mi sento un uomo e uno sportivo che ha dato tanto, spesso rinunciando a un tornaconto personale»
Gianluigi Buffon, ieri portiere della nazionale e della Juventus, oggi estremo difensore del Parma, è stato intervistato alla Milano Football Week. Il portiere ha risposto a numerose domande, di ogni tipo e genere. Ha parlato del suo Parma, prossimo ai play-off di Serie B in quanto quinto classificato, ma ha parlato anche della stagione di Allegri, di giovani talenti e della juventus.
«Il mio sogno è quello di riportare il Parma in Serie A. In quest’ultimo mese e mezzo abbiamo ingranato una buona marcia, diversa rispetto al recente passato di un anno e mezzo. Mi auguro che sia la consacrazione di una squadra seria e forte, con ragazzi di talento che devono confermare questo talento. Veniamo da 5 vittorie e 2 pareggi: ora la gente di Parma percepisce che la situazione è cambiata e ha ritrovato la passione».
Ha poi aggiunto:
«Lo scorso anno mi sono speso tanto e, se non lo avessi fatto, avremmo rischiato anche di retrocedere. Quest’anno i ragazzi e il mister mi stanno trasmettendo l’entusiasmo e la gioia per arrivare a un traguardo incredibile».
Buffon ha speso qualche parola anche sulla Juventus:
«La Juve ha avuto problemi anche a causa delle defezioni di Pogba, Chiesa e Vlahovic, punti di riferimento che hanno nel bagaglio la giocata che ti può far vincere. Sopperire a questo non è facile. Si è poi aggiunto il problema della penalizzazione data, tolta e ora chissà. La sua stagione è ingiudicabile e Allegri ha fatto fronte ad avversità che non immaginava. Se la Juve vincesse l’Europa League e arrivasse in Champions, sarebbe un’annata veramente buona. Sui giovani Milan, Inter e Juve non vogliono dare responsabilità troppo grandi a ragazzi che non sono pronti. Un inserimento mirato come capitato quest’anno a Miretti, Fagioli e Iling è la cosa migliore. Evitare bocciature è importante per la loro crescita».
Il portiere che lo ha ispirato e convinto a indossare i guanti:
«Nkono, il portiere del Camerun, è stato un simbolo perché nei Mondiali del 1990 la sua figura eccentrica mi ha colpito parecchio. Ho deciso di fare il portiere grazie a lui. Tramite la sua figura ho fatto la scelta che ha abbellito la mia vita. Nel 1998 sono stato al suo addio al calcio in Camerun e poi con lui nel tempo ci siamo sentiti e messaggiati».
Un giocatore importante, che lo ha portato alla scelta di indossare la maglia da numero uno, per poi diventare il numero uno:
«Mi sento un uomo e uno sportivo che ha dato tanto, spesso rinunciando a un tornaconto personale come carriera e come guadagni. Mi sento fortunato per la mia vita e non mi sento il migliore di sempre. Non ci sono metodi e modi per esprimere un giudizio del genere. Sono soddisfatto di quello che ho fatto e non vedo altri che hanno avuto la mia carriera, ma non sono per certe dichiarazioni. Sono stato un portiere che ha segnato un’epoca insieme ad altri 3-4 colleghi e questo mi basta, mi fa felice. Ho avuto la fortuna di rappresentare il Parma, la Juventus e la Nazionale. E’ bello finire la carriera ed essere soddisfatti di quello che si è dato: io lo sono».
Ma senza dimenticare la sua più grande gioia: «La coppa del mondo l’ho sempre vista lontanissima. Conquistarla insieme ai miei compagni è stata quasi una sorpresa».