«Ringrazio Spalletti, è giusto che continui quello che ama fare. Mi ha detto: ho fatto il massimo, si è concluso un ciclo della vita».
Aurelio De Laurentiis ospite da Fabio Fazio, all’ultima puntata del programma “Che tempo che fa”. Fazio ha già annunciato l’addio alla Rai.
Quanti anni è che le rompo le scatole?
«Quindici anni. Sono molto discreto. Speriamo che sia l’inizio di altro».
Nessuno dava il Napoli favorito tranne lei.
«Mi sono trovato in una conferenza stampa ai primi di giugno, avevamo mandato via tanti giocatori ritenuti importanti che invece per me avevano finito il ciclo a Napoli. I giornalisti, che sono dei provocatori, mi hanno chiesto: “cosa pensa di fare?” Io dissi: «Vinceremo lo scudetto». Era sgomento anche Spalletti che era affianco a me. Ma Spalletti non sapeva chi avevamo acquistato. Spalletti è una grandissima persona ed è un grandissimo allenatore. Ci sono due tipi di allenatore, quelli che fanno il mercato e quelli che allenano. Spalletti allena ed è un grande allenatore».
Sul futuro di Spalletti
«Spalletti è un uomo libero, dopo 50 anni di cinema e tante esclusive che dovevo fare? Quando qualcuno viene da te e dice ho fatto il massimo, si è concluso un ciclo della vita, mi chiede un anno sabbatico. E allora che fai? Ha dato, lo ringrazio, è giusto che continui quello che ama fare».
La maschera di Osimhen
«La maschera di Osimhen è stato un grande successo. Coi giocatori ho un bellissimo rapporto. Dico Kvara non Kvaratskhelia. Non sapevo nulla di calcio. Ma il cinema è talmente complesso che pensi: “vabbè sto calcio che sarà mai”. Vengo da una famiglia napoletana, sentivo sempre parlare del Napoli».
«Forte del risultato della Fox che con lo sport ha creato una tv fortissima, allora anche io ho pensato di fare la stessa cosa. Ci ho provato due volte a prendere il Napoli. La prima volta Ferlaino mi fece causa. Poi seppi che era fallito il club e per 32 milioni comprai un pezzettino di carta. La famiglia era contraria, io dissi: “sono un gemelli e i gemelli devono proiettarsi sempre sul dopo”. Maradona è unico, irripetibile»
Il Comune e lo stadio Maradona
«Il Comune ci darà lo stadio per 99 anni. Sennò mollo e vado a costruirlo a Caserta. Faremo un museo straordinario dove si potrà giocare con Maradona. Sì, si faranno matrimoni, comunioni»
«Stanno arrivando a Napoli molti americani, tutti sono impazziti perché vedono questa città imbandierata d’azzurro. È partita una specie di febbre straordinaria. Un amico giapponese vuole farmi lo scouting del Napoli in Giappone».
Su Elodie
«Ti parlavo di Elodie che è una donna bellissima, per me è perfetta per fare il cinema. Nel cinema ci manca il divismo e lei è una classica diva. Dobbiamo pensare a una cosa per lei. Ho in mente qualcosa in cui lei sia centrale alla storia».
«Il 4 giugno faremo una grande festa. Ho proposto a Verdone di fare un film, di studiare insieme la terza stagione di “Vita da Carlo”».
Le sue idee
«Vorrei recuperare i giovanissimi al calcio, si stanno rincretinendo con gli smartphone e con le piattaforme, e non hanno la pazienza di seguire il calcio, si tramuta in una non passione. Vorrei parlare col ministro dell’Istruzione e insegnare nelle scuole per farli diventare allenatori, facendo vedere loro Argentina-Francia. Lo Spalletti della situazione, il Mourinho della situazione registrerebbero le loro lezioni. Ancora abbiamo l’intervallo di 15 minuti, è una follia. Non deve esserci intervallo, si deve andare dritti per dritti. Sai quanti calciatori paghiamo? Ne abbiamo 27, li abbiamo per fare i 90 minuti dritti per dritti».
Come gestire un’impresa
«Bisogna essere competitivi e con i conti in ordine. Il segreto è fare impresa e non presa, l’imprenditore e non il prenditore. Se investi, raccogli. Se non investi, si accumulano debiti su debiti. Le istituzioni calcistiche dovrebbero fare tabula rasa e darsi regole precise, oggi le regole non esistono in maniera inequivocabile, ci sono ma poi fanno finta di niente. Non ci sono pari forze. Ci sono campionati non equilibrati. I kart mica gareggiano con la formula 3? I piloti dal karting poi arrivano alla Formula Uno. I campionati dovrebbero essere divisi per tipologie di città. Non può giocare una città di 3 milione di abitanti contro una di trentamila. Poi non la vede nessuno e gli sponsor non partecipano. È un problema che non è stato affrontato».
I contratti lunghissimi, ha chiesto diritti d’immagine dei suoi calciatori nell’universo.
«Abbiamo sempre avuto noi De Laurentiis una grande cultura per la musica. C’era questa società che curava per la musica, avrà più di 1.500 colonne sonore, leggevo i loro contratti e c’era scritto “nell’universo”. Se ci pensi, se un astronauta sta andando su Marte, la Nasa gli manda le immagini di una partita, di un film, una musica, lui non sta nell’universo? Oggi sono pochissimi, e un domani?»
L’ultimo grande produttore indipendente del cinema italiano. Ha cominciato nel 1968, film di Nanni Loy “Rosolino Paternò…”, primo film prodotto fu “Un borghese piccolo piccolo”.
«Erano anni complicati, stavano per venir fuori le Brigate Rosse, erano gli anni di piombo. Noi siamo sempre stati legati alla commedia, la commedia all’italiana sapeva mutuare il dramma in commedia. In “Un borghese piccolo piccolo” nel primo tempo ci saranno cento risate poi declina nel dramma, racconta uno spaccato che allora si viveva. Il Covid ha cambiato molto, ci siamo immersi nell’universo delle piattaforme. Il cinema ha avuto anche nella commedia cambiamenti giganteschi, sono venuti fuori attori-autori, Troisi, Verdone, Benigni. Se tu mettevi questi attori nelle mani di grandi registi non funzionava. I film di Scola con Troisi sono stati tre e tutti insuccessi al botteghino. Il problema è che devi avere grandissima umiltà che nel cinema autoriale non c’è. Devi saperti dimensionare per quel pubblico che hai, il pubblico autoriale».
«Io amo molto il cinema come sala, ho anche delle sale. Però noi lavoriamo tutto il giorno. Ieri sera sono sceso in casa e mi sono visto il film di Bellocchio che è un bellissimo film».
«Con Verdone si discute, è un entusiasta per natura. Arrivo con una idea, se te la racconta soltanto e non te la recita vuol dire che non funziona, che non gli è entrata dentro. Bisogna stare molto attenti a calibrarlo e a riportarlo nei giusti binari».
«Io sono un uomo molto sincero, la sincerità non paga. In Italia esiste il leccaculismo, non sono così. Me ne accorgo sempre. Quando hai successo, sono tutti attorno a te. Se non hai successo, sono pronti ad ucciderti. Io sono il committente, devo stare attento, non posso promettere al publico qualcosa che non ha aspettative. Gli autori non sanno come si promuove un prodotto. Mi diverto molto con Verdone. Abbiamo mai sbagliato un film? Verdone è un grande ed è anche molto paziente».
La festa del 4 giugno.
«Ti regalerò i miei gelati. La festa con la premiazione, ci sarà Stefano De Martino, su Raidue dalle 21 e due minuti, andremo avanti fino a mezzanotte. Con tanti interventi. Lo stadio è molto complicato, non è un teatro. Io ho detto al Papa: “le porto un piccolo dono, è un piede minuscolo di Maradona, servirà a fare un calcio a tutte le ingiustizie del mondo. Lei può farlo».