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De Laurentiis talvolta è cinico e spietato, ma onesto e vincente (CorSera)

“Ha programmato, organizzato, perseverato e ha vinto in modo sostenibile. Non è stato facile. Non è stato capito. Non è stato amato”.

De Laurentiis talvolta è cinico e spietato, ma onesto e vincente (CorSera)
Napoli's president Aurelio De Laurentiis reacts during Napoli's training session at the Parc des Princes stadium in Paris on October 23, 2018 on the eve of their Champions' League football match against Paris Saint-Germain. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Il Corriere della Sera scrive dello scudetto del Napoli in un pezzo a firma di Fabrizio Roncone. E’ uno scudetto economicamente sostenibile in un calcio feroce e sleale. E’ lo scudetto di De Laurentiis, cinico e spietato a volte, ma onesto e vincente.

“Perché almeno una cosa certa si può scrivere: dopo decenni, questo è il primo scudetto italiano economicamente sostenibile in un calcio sempre più feroce e sleale, che falsa bilanci e resta sull’orlo della bancarotta. Il presidente Aurelio De Laurentiis ha programmato, organizzato, perseverato. Lucido, talvolta cinico e spietato, ma onesto e vincente. Ha saputo costruire con lentezza in una città che vive di eccitazioni e frenesie: partendo dalla serie C, nel 2004, e arrivando ad allestire una squadra che, quest’anno, per lunghi tratti della stagione, è sembrata francamente perfetta. Non è stato facile. Non è stato capito. Non è stato amato”.

Roncone ricostruisce la contestazione estiva.

“A Castel Di Sangro, la scorsa estate, la Digos gli consigliò di non andare allo stadio per assistere all’amichevole. E
all’allenatore che aveva scelto per compiere l’impresa, Luciano Spalletti, era già stata rubata la Fiat Panda: «Te la
restituiamo, basta ca te ne vaje». Città irrequieta, diciamo così. Troppo abituata all’arte dell’arrangiarsi e del tutto e subito e poi si vede, per immaginare cosa potesse celare l’ultimo, clamoroso mercato”.

Via Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz e Ghoulam. Dentro Kvaratskhelia, uno sconosciuto, Kim, anche lui preso in giro dagli striscioni, Ostigard, Ndombele, Raspadori, Simeone e Olivera.

“C’è — anche e soprattutto — la mano del direttore sportivo Cristiano Giuntoli. A Corrado Ferlaino, l’ultimo grande presidente, fu necessaria quella di Dio”.

Roncone parla anche di Napoli.

“Negli ultimi giorni è stato molto citato il New York Times. Che ha tirato fuori questa frase: «Napoli non è più una città con una squadra di calcio. È una squadra di calcio con annessa una città». Complicato stabilire, dentro un frullatore di emozioni così forti, quanto il concetto sia vero: certo sarà interessante capire se la città, guidata da un gentiluomo della politica come il sindaco Gaetano Manfredi (lasciate stare che è tifoso della Juve, non è sera), saprà farsi trascinare dall’esempio virtuoso e trionfale della società calcistica. Però davvero può essere un’occasione per cercare di andare oltre Gomorra, dopo aver già strappato le cartoline con la pizza e il mandolino. Ci sarà tempo”.

Ora è il tempo solo della festa.

“E tutti saltano, e si tengono per mano. Ed è vero che, certe volte, la felicità degli altri può essere la tua. È bellissimo stare qui, stanotte”.

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