Nella sala ospitality dello stadio, vip, semivip e quasivip, asedicisti redenti e, perché no, capi ultrà ora dignitari di corte. Ma la festa ci sarà, con o senza esercito
Lo scudetto è cosa fatta e non da oggi. Manca infatti un punto soltanto per la matematica certezza della vittoria. Addirittura, con altissima probabilità, il Napoli lo vincerebbe comunque il titolo, anche se perdesse tutte le restanti partite. Ragion per cui si può tranquillamente, senza rischiare l’accusa di blasfemia, ironizzare sul flop contro la Salernitana che ha impedito la grande festa annunciata urbi et orbi in spregio alla atavica scaramanzia e tanto temuta dalle prudenti e previdenti autorità (che, sempre a proposito di scaramanzia, certamente bene non hanno portato, tutt’altro).
Sono saltate anche le piccole feste. Come quella prevista nella sala ospitality dello stadio (cfr Il Mattino) per 130 eletti non meglio identificati. Tra i quali, ci sembra di vederli, sarebbero stati presenti, insieme a vip, semivip e quasivip, anche asedicisti redenti e magari, perché no, capi ultrà da poco trasformati in dignitari di corte. Chi sa se tra gli invitati c’erano anche i vertici della Salernitana che hanno scelto il silenzio tombale a fronte delle squallide scene di esultanza antinapoletana scoppiate in quel di Salerno dopo il fischio finale. A buon rendere verrebbe da commentare. La vita è una ruota.
Ma la sensazione più forte che ho provato ieri è stata di tenerezza e malinconia verso il gran numero di ragazzi che erano accorsi allo stadio. Per vivere il loro momento di gioia. Ragazzini con le mente sgombra da ricordi ingombranti, dal “mi ricordo il primo scudetto …certo c’era Maradona…” , pronti a vivere una esplosione di felicità, ad incoronare nuovi idoli, i loro idoli. Vederli mesti arrotolare le bandiere, riporre nei sellìni degli scooter sciarpe e gagliardetti e far ritorno delusi a casa con l’urlo di gioia strozzato in gola mi ha sinceramente intenerito. Loro, ben più di 130, la festa avrebbero saputo organizzarla e viverla in forme genuine e civili, ne sono più che certo. Senza bisogno di inviti. Si sarebbero invitati da soli. “Ci hanno intossicato la festa” ha scritto uno di loro sulla chat di famiglia. Non te la prendere gli rispondo. Sono sicuro che già da stamane la delusione si è trasformata in attesa. Attesa dell’urlo liberatorio per la conquista matematica del titolo, che resta il fatto centrale. Per quanto attiene alla festa, con o senza esercito, con o senza blocchi di circolazione, ci sarà comunque gioiosa e civile come noi siamo capaci di fare. Perché non siamo un popolo di selvaggi da temere e da costringere.