D’Esposito: prima la grottesca pace tra De Laurentiis e gli ultras, poi i duemila agenti, i check-point, la partita spostata. La regia di prefetto, sindaco e Adl

Sul Fatto quotidiano Fabrizio d’Esposito commenta l’assurdo “teatrino istituzionale” messo in piedi a Napoli per la festa scudetto.
La festa mancata di ieri resterà una lezione memorabile per i tre protagonisti del teatrino istituzionale: il sindaco Gaetano Manfredi, il prefetto Claudio Palomba e il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Sono loro che hanno provato a deviare il fiume naturale della storia, spostando Napoli-salernitana da sabato a ieri, dopo Inter-lazio, e attentando alla regolarità del campionato. Tutto per paura dell’ordine pubblico.
A un certo punto, nei giorni scorsi, è sembrato che le istituzioni paventassero un’apocalisse senza domani: duemila agenti, città chiusa alle auto, check-point modello Guerra Fredda, come se a Napoli non si fosse mai festeggiato. Un terrore che in realtà è iniziato al principio di aprile, quando dopo la protesta violenta degli ultras durante Napoli-milan di campionato, sindaco e prefetto hanno spinto per una pace grottesca tra De Laurentiis e i capi del tifo organizzato. Da quel momento in poi si è badato solo a forzare regole e date per una festa obbligata. E così è arrivata la beffa, che però nulla toglie alla vittoria finale sul campo.