Regia di Riccardo Milani. L’eterna attesa del fantomatico Godot non assomiglia forse alla condizione propria dei coscritti?

“Grazie ragazzi” è l’ultimo film di Antonio Albanese con la regia di Riccardo Milani e riprende un format francese figlio di un’esperienza reale che un attore svedese – Jan Jönson – fa nelle carceri, poi trasfusa in un documentario.
Questa volta l’azione è ambientata a Roma ed Antonio (Antonio Albanese) attore fallito che ora si guadagna da vivere con doppiaggi per i porno ha l’occasione – fornitagli dall’ex collega Michele (Fabrizio Bentivoglio) – di fare un seminario di teatro in carcere. Qui Antonio sballottato tra la severità della polizia penitenziaria e da una direttrice del carcere, la burocratica Laura (Sonia Bergamasco), riesce a coinvolgere Aziz (Giacomo Ferrara), Damiano (Andrea Lattanzi), Migliolo (Giorgio Montanini) ed il subentrante boss Diego (Vinicio Marchioni) in un progetto da pazzi: interpretare “Aspettando Godot”. Vladimiro ed Estragone e Pozzo e Lucky sono interpretati da carcerati che hanno difficoltà ad avere relazioni e finanche ad esprimersi senza balbettare.
La tesi di Antonio è che l’eterna attesa del fantomatico Godot nell’opera del grande irlandese possa consustanziarsi con la condizione propria dei coscritti e dargli un nuovo senso di umanità. Tra difficoltà, bastoni tra le ruote e defezioni dell’ultim’ora il regista riesce ad imbastire il miracolo della Prima e si va oltre.
Non c’è morale in Aspettando Godot ma forse il teatro – ed anche questi nostri tempi dove il linguaggio non segue le azioni come nell’opera rappresentata – avrebbe bisogno di una nuova ventata di autenticità che vada oltre la narrazione piatta ed asfittica, anche se fatta da professionisti del settore.