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Il Guardian: «Il calcio nell’era dell’imbroglio, è falsato come il nuoto negli anni dei costumoni»

“Così vince il City e così vinceva la Juve. Forse un giorno guarderemo a questa era del carbonio del calcio con un senso di vergogna”

Il Guardian: «Il calcio nell’era dell’imbroglio, è falsato come il nuoto negli anni dei costumoni»
Juventus FC sports director Fabio Paratici (L) and Juventus FC chairman, Andrea Agnelli (R) attend the Italian Serie A football match Parma vs Juventus on August 24, 2019 at the Ennio-Tardini stadium in Parma. (Photo by Marco Bertorello / AFP)

E se tutta questa era geologica del pallone, dominata dal Manchester City e dai club che si muovono finanziariamente travalicando la sottile linea di separazione tra legale e fraudolento, non fosse altro che un abbaglio? Una parentesi della storia, su cui un giorno metteremo un asterisco? Il Guardian la paragona agli anni dei costumoni in poliuretano nel nuoto, con i record mondiali battuti a pioggia.

Tra gli esempi di questo doping-non doping Jonathan Liew ci mette anche la Juventus, la cui “era del dominio è stata apparentemente evocata dal nulla, sulla base di false valutazioni dei suoi giocatori”. Alla stregua dei “regimi che finanziano City, Newcastle, Paris Saint-Germain e forse il prossimo Manchester United: autocrazie che non credono nello stato di diritto ma solo nel diritto di ottenere ciò che vogliono“.

Il parallelo tra la critica aspra al “modus vincenti” del Manchester City dell’editorialista del Guardian si adagia perfettamente con le questioni italiane, anche quando parla delle lentezze della giustizia sportiva:

“Il City deve ancora essere ritenuto colpevole delle 115 violazioni delle regole della Premier League di cui è accusato, un processo che dovrebbe finalmente giungere alla sua conclusione verso la fine dell’Antropocene, una volta che il City avrà finalmente esaurito le obiezioni sulla composizione della commissione d’udienza, la temperatura e la disposizione dei mobili della sala di giudizio, il colore dei fiori e così via”.

Il punto per il Guardian e Liew è che questo è uno sport in cui tutti cercano essenzialmente di imbrogliare tutto il tempo. L’inganno, la doppiezza e le cattive intenzioni sono presenti praticamente in ogni aspetto del calcio, scorrono come pezzi di cacca in un fiume. Nelle piccole cose, come tuffarsi e perdere tempo e cercare di rivendicare un angolo cui sai di non aver diritto. Nelle cose di media entità, come il tapping o il tentativo di far cambiare gli arbitri. E poi c’è l’imbroglio d’élite in cui cerchi di pervertire i fondamenti stessi del gioco stesso, distorcendo l’ecosistema competitivo attraverso una ricchezza oscena o radunando i tuoi compagni e decidendo di avviare una nuova fantastica Superlega League. È una scala mobile, certo. Ma in misura maggiore o minore, tutti sono coinvolti”.

E se “il quadro normativo del calcio non è mai stato lontanamente adatto allo scopo”, “il problema chiave è quello della fiducia: la misura in cui noi tifosi possiamo fidarci di ciò che stiamo guardando“.

“Forse un giorno, come i record mondiali delle supercostumi nel nuoto, tutta questa era del calcio richiederà un asterisco. Questo titolo è stato vinto manipolando gli arbitri. Questa Champions è stata vinta spendendo soldi che dicevi non esistessero. Questo Pallone d’oro appartiene a un giocatore la cui società non avrebbe dovuto permetterselo. Forse un giorno guarderemo indietro alla spericolata era del carbonio del calcio con un certo senso di vergogna, uno strano esperimento da non ripetere mai. Per ora, continuiamo a scivolare in modo ammaliante attraverso il nostro presente privo di attrito, imbottito e rinforzato con poliuretano”.

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