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L’iconica copertina di Marca su Vinicius: «Non basta non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti»

Le offese al brasiliano sono un caso nazionale, in Spagna il razzismo è in prima pagina. El Paìs: “I deliri ultras distruggono il calcio”

L’iconica copertina di Marca su Vinicius: «Non basta non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti»

Non è il calcio, non più. In Spagna il caso Vinicius è definitivamente deflagrato: il razzismo è ufficialmente una questione di stato. Non c’è quasi giornale spagnolo che stamattina non dedichi agli attacchi al brasiliano del Real la prima pagina. Non quella sportiva, non un richiamo: il titolo d’apertura della copertina. E se la prima pagina di Marca è quella più potente – con un messaggio a sfondo nero senza foto dal titolo “Non è sufficiente non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti” – tutti i quotidiani sportivi, anche quelli catalani hanno scelto titoli come “Basta ya!”.

Poche righe, quelle di Marca, che sono un vero e proprio manifesto:

“Dobbiamo dimostrare di essere disgustati da questo tipo di situazioni e pretendere risposte decise per debellare una volta per tutte questi deprecabili focolai. A nulla servono le parole, le lamentele e i rimpianti se le denunce vere, come quelle presentate dalla Liga in questa stagione, finiscono per essere archiviate dalla Procura, il cui andamento in alcuni casi è stato tiepido e inefficace. Sanzioni come l’espulsione a vita dei due tifosi che hanno causato l’episodio del Mestalla o simili punizioni esemplari sono il minimo richiesto. Occorre anche una revisione immediata di tutti i protocolli di azione in questo tipo di casi, un coinvolgimento diretto ed effettivo di tutte le istituzioni sportive e una strategia educativa a livello nazionale. La Spagna deve diventare un modello di paese antirazzista. Le accuse e il discredito internazionale devono essere risolti. I crimini d’odio non possono avere posto nel calcio, né nello sport, né nella società. Ed è compito di tutti raggiungere questo obiettivo”.

El Paìs, oltre alla prima e numerose pagine delle sfoglio interno, lascia il miglior commento all’editorialista Santiago Segurola. Quella del razzismo nel calcio, scrive, è ormai una vera e propria “saga che risale a molto tempo fa e fa venire in mente i nomi di Wilfred, Kameni, Eto’o, Roberto Carlos o Iñaki Williams, mortificati nei campi a causa della pigmentazione della loro pelle”. In genere lo scandalo dura poco e ottiene risposte “inodori e insipide in Spagna”.

Invece “Vinicius si distingue per il coraggio di denunciare e, se necessario, affrontare i suoi aggressori”.

Il razzismo nei suo confronti, peraltro, è “sostenuto da un presupposto ingiustificabile: il comportamento in campo di Vinicius permette e merita vessazioni di ogni genere”. Il punto, dice Segurola, è che “il calcio spagnolo per decenni si è distinto per una posizione paternalistica, se non feudale, con i giocatori. Nelle ultime due settimane, abbiamo visto alcuni selvaggi impedire a una squadra di festeggiare normalmente lo scudetto e interrompere una partita a causa di insulti razzisti a Vinicius, che non ce la fa più. Non a caso questa spirale si rievoca soprattutto nei settori ultras in crescita, mimetizzati nei privilegi di quel ridicolo noto come curve, dove i loro deliri aumentano e compromettono la salute del calcio, senza che accada nulla”.

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