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Milo Manara: «Fellini? Era un collega: i film prima li disegnava. I suoi erano ritratti spirituali»

A Panorama: «Disegnava anche i propri sogni, ogni mattina, su un blocco a quadretti. Mi piacerebbe disegnare Elodie. È bella, con atteggiamento libero».

Milo Manara: «Fellini? Era un collega: i film prima li disegnava. I suoi erano ritratti spirituali»

Su Panorama un’intervista a Milo Manara, il maestro del fumetto. Racconta quando iniziò a disegnare fumetti.

«A casa mia, in Alto Adige, erano proibiti. Mia mamma, maestra, era convinta che fossero deleteri e con tutte quelle figure allontanassero dalla lettura. I fumetti non hanno fatto parte del mio corredo evolutivo. Leggevo di straforo quelli a casa di amici, per esempio le tavole di Franco Caprioli per Il Vittorioso. Solo dopo anni ho scoperto il nome dell’autore. Credevo che i fumetti nascessero spontaneamente, come le foglie».

Manara racconta che dipingeva.

«Dipingevo. Ho avuto un periodo astrattista, da Transavanguardia, poi sono tornato al figurativo. Il vero colpo di fulmine fu quando scoprii Barbarella, di JeanClaude Forest. Mi ha cambiato la vita, a 21 anni. Facevo prove, disegnavo donne sexy e mi proponevo. Finché un piccolo editore mi affidò un personaggio. Subisco il fascino del rappresentare il nudo femminile. Ma l’arte, da Prassitele in avanti, è pura esaltazione della donna come Dio l’ha fatta».

Manara racconta l’incontro con Federico Fellini:

«Ogni volta che ne parlo mi viene in mente la branda che fece mettere in anticamera a Chianciano, dove passava le acque con Giulietta Masina. Ero lì anch’io, per disegnare storie tratte da suoi testi: Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, quest’ultimo un film sempre immaginato e mai fatto. Non c’era un buco libero, negli alberghi. Fellini fece portare una brandina e mi trovai a dormire lì, ai piedi del lettone dove ronfavano Federico e Giulietta. Sono stato loro figlio per una notte. Pensai che avevo la stessa età che avrebbe avuto il loro bambino, nato nel 1945 come me, se non fosse morto pochi giorni dopo essere venuto al mondo».

Fellini era esigente? Manara:

«Più che esigente. Un collega. I film prima li disegnava. Faceva così anche per il cast: partiva dal disegno del personaggio, poi cercava gli attori. I suoi erano ritratti spirituali, facevano affiorare la verità nei tratti di volto e corpi. Disegnava anche i propri sogni, ogni mattina, su un blocco a quadretti. Una miniera per i suoi film. Con lui ero osservato e giudicato da una persona del campo».

A Manara viene chiesto un parere sugli autori italiani, di indicare chi la convince di più. Cita Zero Calcare, ma con una specifica.

«Zerocalcare, bravissimo, ma gli interessa poco il valore del disegno, guarda più alla parte espressiva. È però capace di passare dal comico al commovente, al tragico. Alcuni lo paragonano a Pazienza, ma Andrea è riuscito a mostrare nel disegno persino se un personaggio ha freddo».  

Una figura femminile che le piacerebbe disegnare? Manara:

«La cantante Elodie. Mi aveva fatto cercare, può darsi che si faccia. È bella, con atteggiamento libero».

 

 

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