Al Corriere dello Sport: «Ho sbagliato, pagai la scarsa conoscenza della Roma e di Roma. La passione non è bastata, l’onestà non è mai mancata, la qualità a volte sì»

Per Monchi la finale di Europa League a Budapest ha un sapore particolare. Prima di andare a Siviglia due anni a Trigoria come direttore sportivo. Veniva propria dal Siviglia, una biennio (dal 30 marzo 2017 all’8 marzo 2019) in cui la Roma arrivo in semifinale di Champions. Poi l’esonero di Di Francesco, i pessimi risultati sportivi e l’addio traumatico con l’ambiente giallorosso. Questa mattina l’intervista al Corriere dello Sport:
«A Pallotta sarò sempre grato per avermi portato alla Roma, che è un club più grande di quanto venga percepito da fuori. Non mi sentirete mai parlare male di lui né delle altre persone che hanno lavorato con me in quel periodo».
Le dimissioni di Monchi dopo l’esonero di Di Francesco:
«Per me Eusebio meritava di finire la stagione. Veniva dall’impresa contro il Barcellona e aveva accettato le cessioni importanti che la società gli aveva imposto: Salah, Rudiger, Paredes, Mario Rui. Per me doveva solo ritrovare fiducia. La proprietà aveva altre idee, perciò pensati che fosse meglio lasciare ad altri la poltrona. E comunque non fu solo Di Francesco il motivo delle mie dimissioni: semplicemente non c’era più sintonia».
Il dirigente del Siviglia si assume gran parte delle responsabilità:
«Almeno al 95 per cento. Sarebbe facile oggi per me dire che non mi è stato permesso di lavorare come avrei voluto. Ma non sarebbe la verità. Non entro dei dettagli, mi chiede di Pastore e o di altri acquisti che non erano giusti ma io non mi soffermo sul singolo. Dico solo che ho sbagliato, non ho saputo rispettare le aspettativa che io stesso avevo».
E ancora:
«All’epoca pagai la scarsa conoscenza della Roma e di Roma. Quei due anni comunque restano nel cuore: non dimentico i tifosi sotto casa a festeggiare dopo il 3-0 al Barça. Purtroppo la passione non è bastata per dare ciò che avrei voluto. L’onestà non è mai mancata, la qualità a volta sì».
Alla Roma toccò Monchi dire a Totti del suo addio:
«E non riuscii a trattenere Spalletti, che ha Napoli ha dimostrato tutto ciò che ho sempre pensato di lui. Quanto a Francesco, non sono stato io ad azionare la ghigliottina come lessi all’epoca. E con lui si creò da subito un ottimo rapporto».