Bisogna amarsi anche quando non si va d’accordo, questa è la più grande sfida dei prossimi anni, per Napoli e il presidente
“Chissà se Aurelio De Laurentiis è più contento per la vittoria dello scudetto o per la rivincita che ne consegue”.
E’ Libero, con Claudio Savelli. In fondo il presidente del Napoli ha iniziato a togliersi i sassolini dalle scarpe già qualche giorno fa, quando ha parlato di «scudetto dell’onestà». Ma per togliersi tutti i sassolini non basta certo una sola conferenza stampa. Sono tante le cose che De Laurentiis ha dovuto mandar giù, a partire dal rapporto sempre burrascoso con la tifoseria. Ora è arrivata la pace, scrive Savelli, ma è facile quando lo scudetto è già in tasca. E’ nei momenti difficili che bisogna sapersi voler bene a vicenda.
“Per togliersi tutti i sassolini accumulati in vent’anni di presidenza non basta una conferenza stampa. Il più fastidioso rappresenta la tifoseria partenopea che mai lo ha sostenuto fino in fondo, anche per questioni intestine difficili da comprendere. Ultimamente è arrivata la pace ma lo scudetto era già in tasca: troppo facile amarsi quando le cose vanno bene. Bisogna amarsi anche quando non si va d’accordo e questa è la più grande sfida dei prossimi anni per la città e il presidente che l’ha riportata al centro della geografia del calcio e non solo”.
Non solo. De Laurentiis ha dato una lezione di management al resto del calcio, insieme a Giuntoli. Ha capito che era ora di disfare il vecchio Napoli e ricostruirlo.
“è lui che ha dato mandato al diesse Giuntoli di disfare il Napoli dei leader del vecchio ciclo quali Mertens, Insigne e Koulibaly e di rifarlo con volti nuovi e semisconosciuti quali Kim e Kvaratskhelia. De Laurentiis ha intuito che al Napoli servivano ragazzi privi di vincoli con il passato e provenienti da mondi lontani e emotivamente più freddi. Sembrava un ridimensionamento tecnico, invece è stato solo finanziario: il monte ingaggi si è ridotto del 15%
mentre il gruppo si è evoluto nelle rinnovate e ridistribuite responsabilità”.
Il Napoli è tra le poche società della storia italiana ad aver raggiunto la vittoria in un modo sostenibile e anche l’unica ad essere guidata da “un presidente vecchia scuola, italiano, presente fino all’invadenza”. Non è un caso che a costituire un ostacolo per il titolo, fino alla fine, sia stata la Lazio dell’ingombrante Lotito. Tutti gli altri club sono in mano ad uomini d’azienda in difficoltà, americani e fondi che non conoscono il calcio.
“De Laurentiis mette la freccia rispetto a tutti i dirimpettai. Dall’alto del successo e a ragione, potrà pontificare sul calcio da riformare”.
Ora il presidente del Napoli
“potrà diventare un modello di riferimento e, se così non sarà, potrà dire di essere l’unico ad aver capito come si vince senza sperperare”.
“al calcio italiano conviene che DeLa non torni a fare cinema ma che, di quell’industria, porti qualcosa nel pallone”.