Andava in onda il cordoglio a reti unificate. C’è voluto il timbro del New York Times per far capire che Kvaradona non era un’allucinazione
Su La Repubblica, Gabriele Romagnoli scrive di Kvara. O meglio, del cordoglio che aveva attanagliato le televisioni private napoletane all’arrivo del georgiano, in estate, al posto di Lorenzo Insigne.
“Cordoglio a reti unificate. Chi un anno fa, a fine campionato, si fosse trovato in provincia di Napoli e avesse fatto zapping tra le incalcolabili trasmissioni sportive, a questo avrebbe assistito: un misto di rimpianto per il passato e sfiducia nel futuro. Opinionisti dalla carriera dimenticata, signorine generose e imitatori di Caccamo esprimevano disperazione sotto l’onnipresente totem di Maradona”.
De Laurentiis aveva appena venduto “i gioielli” Insigne, Koulibaly, Mertens. Come si poteva mai pensare che il Napoli potesse vincere uno scudetto? L’opinione generale era questa.
“Quando mai sarebbe ricapitato di vincere il campionato? Quando sarebbe tornato il Messia? Questa è la chiave. Lo scudetto a Napoli (prima ancora che al Napoli) richiede lo scarto dalla realtà. Si sostanzia nel miracolistico e allude al sacro. Ha bisogno dell’eccezionale alla regola”.
Romagnoli ricorda il giorno in cui è stato annunciato Kvaratskhelia.
“Kvara chi? Non c’erano profeti in circolazione quando è atterrato all’aeroporto Capodichino. Qualcuno pensava che si sarebbe passati dalla stucchevole insistenza per il tiro a giro a quella per il dribbling, manco fosse arrivato Radonjic. Altri, più attenti e studiosi, segnalavano invece che i georgiani sono gli artisti del calcio est-europeo, giocolieri tra soldati e funzionari, uruguagi d’oriente atti a scompaginare piuttosto che rilegare. E questo Kvara provava circa 7 dribbling a partita, riuscendo nella metà dei tentativi. Come chi? Neymar. Però. Appunto, però: in
Russia, in Georgia, mica al Maradona o al Meazza. Ambidestro”.
“Qualcuno si struggeva per il mancato acquisto di Deulofeu. Poi Kvara ha cominciato a giocare e il destino si è rivelato”.
L’elogio di Kvara sulle pagine della Repubblica. In tutto il suo splendore. Il tunnel a Danilo è stato l’apoteosi. “È allora che si celebra l’avvento”.
Romagnoli continua:
“Manca ancora la certificazione, non all’anagrafe cittadina, né nazionale, ma planetaria. Devono scomodarsi gli aedi stranieri, ci vuole il timbro del New York Times, per dire. A quel punto “Kvaradona” è ufficiale: non può essere un’allucinazione dei vicoli. E si torna al totem, al bisogno di reincarnarlo, almeno per metà”.
Kvara ha spesso aperto spazi dove non ce n’erano o dove, comunque, gli altri non li vedevano.
“Kvara è un giocatore per giovani perché produce highlights. Con l’età si tende a capirlo meno, quasi infastiditi dalla sua mancanza di linearità”.
Eppure basta guardarlo, conclude Romagnoli.
“Anche se si è incurvato e ha perso smalto. Anche se si diffonde il dubbio sulla sua capacità di durare, di ripetere quest’annata (o i suoi primi due terzi)”.