A La Repubblica: «Le voci sullo scambio Hamilton-Leclerc? Ho abbastanza esperienza per sapere che su 10 cose dette forse una sarà vera, le altre sono solo chiacchiere»
La Repubblica intervista il pilota Ferrari Carlos Sainz. Domenica c’è il Gran Premio di Montecarlo a casa del suo compagno di scuderia, Charles Leclerc:
«Non voglio rovinare la festa a Charles, semmai farla io».
Sainz commenta il caso Vinicius. La domanda che gli viene posta è: la Spagna scopre adesso il razzismo o non lo combatte?
«Non penso che la Spagna sia un paese razzista, la maggioranza è accogliente per cultura. Però sorprende vedere che c’è ancora tantissima gente che non capisce o fa finta di non capire la sensibilità altrui, per fortuna è una minoranza. È anche vero che il calcio fa venire fuori un’anima molto aggressiva tanto da trasformare la gente. I responsabili degli insulti, non ci sono aggettivi per qualificarli, devono essere individuati per impedire loro di entrare negli stadi. Se si potesse rieducarli, informarli, sarebbe ancora meglio».
Se a lei dalle tribune urlassero scimmia, entrerebbe in macchina? Sainz:
«Sì, per dare un esempio positivo e dimostrare che pochi idioti non possono fermarti».
Sainz commenta anche le voci che danno Hamilton alla Ferrari e Leclerc alla Mercedes.
«Gli inglesi la chiamano silly season, momento sciocco della stagione. Tra Monaco e Barcellona, sempre tanti rumors. Stavolta con Imola giustamente saltata per l’alluvione, anche di più. Ho abbastanza esperienza per capire come va: in queste settimane, io sarei dovuto andare in Audi, Charles alla Mercedes ed Hamilton in Ferrari. Su 10 cose dette forse una sarà vera, le altre sono solo chiacchiere».
Sul cambio Binotto-Vasseur alla Ferrari:
«Ogni anno cambiano gli scenari, bisogna adattarsi. Anche se con Binotto avevo un ottimo rapporto, è un uomo interessante e capisce di F1. È stata una persona importante per la mia carriera e continuo a sentirlo, il paddock è pieno di gente che ti avvicina per loro interessi, è raro trovare qualcuno con cui stabilire una relazione. Io con Mattia ce l’ho e cerco di mantenerla, sono sicuro che se ha qualche consiglio da darmi, lo farà».
Di Vasseur cosa pensa? Sainz:
«Non mi piace molto parlare del mio capo, non è mio compito valutarlo, anche se penso che stia facendo un ottimo lavoro e la squadra stia andando nella direzione giusta. Serve solo tempo per far sì che i cambiamenti abbiano successo».
Cosa manca alla Ferrari per avvicinarsi alle Red Bull?
«Prevedibilità e passo gara, più che un problema di degrado gomme. In qualifica siamo competitivi. Ci manca una macchina più costante e più facile da guidare, al momento non lo è e si vede dai nostri errori».
Cosa avete sbagliato finora? Sainz:
«La Ferrari non è stata capace di fare una buona macchina o una macchina vincente dall’inizio, ma in questo giudizio va considerato che la Red Bull ha fatto un lavoro straordinario, la sola a riuscirci».
Che cosa hanno di più di tutti?
«Tutta la macchina è perfetta, nessun punto debole. E anche la squadra lo è, non sbagliano, anche perché non hanno pressioni. Noi siamo colpevoli di non essere al loro livello, ma anche la Red Bull è colpevole di essere a un livello così alto. Non siamo stati capaci di produrre una macchina e di essere una squadra come la loro. Ma ci stiamo provando, a Maranello vedo una carica per raggiungerli e una spinta per recuperare che non ho mai visto».
Con una squadra così dominante non c’è rischio che la F1 diventi noiosa? Sainz:
«Merito alla Red Bull per il rischio noia, perché con un regolamento che non ti dà la libertà di fare molto, hanno prodotto una macchina dominante. Significa che hanno trovato qualcosa, bisogna riconoscerglielo. Siamo noi, la
Ferrari, noi piloti, che dobbiamo fare la differenza. Fossi la Red Bull e dominassi, sarei contento, ringrazierei i miei ingegneri. Io non sono troppo a favore del cambiare le regole perché una squadra vince troppo. Lo penso in modo sincero, anche se politicamente forse non è la cosa giusta da dire».
Con Leclerc nessuno screzio?
«Incomprensioni ci sono sempre tra compagni, c’è sempre qualcosa che disturba e non ti piace, ma la nostra chiave è che ne parliamo per risolverla».