POSTA NAPOLISTA – Genio e sregolatezza. Ordine in campo e follia per le strade. Un carnevale di Rio nel cuore del Mediterraneo.
Sono juventino. Ammetto la mia colpa dall’inizio.
Guardare, però, lo scudetto vinto dal Napoli è una goduria pazzesca.
Si, ci sono gli sfottò. Alcuni intelligenti, altri pesanti e qualcuno decisamente da censurare.
Lo scudetto del trionfo degli uomini di Spalletti, però, restituisce la giusta dimensione del calcio.
Genio e sregolatezza.
Ordine in campo e follia per le strade.
Lo sanno tutti.
Uno scudetto a Napoli non è come uno scudetto nel resto d’Italia.
Dopo quindici e più anni di vittorie in città ordinate e ordinarie; vittorie in sordina, quasi senza disturbare; vittorie banali e francamente noiose, ci pensa Napoli a scombinare tutto e dare il via ad un carnevale di Rio nel cuore del Mediterraneo.
E’ una gioia degli occhi e anche un po’ del cuore, del cuore di chi ama una città impossibile come Napoli, questa vittoria.
E fa niente se la mia squadra mi ha deluso e ha deluso soprattutto le migliaia di bambini che la tifano.
C’è Napoli a farci sorridere di nascosto anche se, nella vulgata generale, da juventino ne dovrei essere infelice.
Una gioia per molti incomprensibili, una gioia da censurare e calunniare.
“Lo scudetto del reddito di cittadinanza”; “se lavorassero come fanno festa”; “la camorra ha messo le mani sui festeggiamenti” e via cosi da parte di chi non conosce la città, di chi la osserva con l’orrore della propria vita ordinaria, di chi annoia anche quando fa il razzista.
Se ci fosse Gianni Brera avrebbe di certo fatto letteratura, come con il primo scudetto: “Chiunque abbia un sano concetto dello sport e voglia bene, senza vane smancerie, al suo Paese, non può non dirsi lieto della vittoria del Napoli. Essa proclama con palmare evidenza la giusta e attesa riscossa del Sud. In alto le bandiere e i canti per il Napoli campione d’Italia”.
Figurarsi ora come si mangeranno il fegato certi suoi conterranei livorosi contro la capitale del Sud.
E come ogni Sud che si rispetti, Napoli esplode di colori, gioia e calore.
Canta Napoli e lo fa con merito.
A dispetto del racconto tossico della città parassita del “chiagn ‘e fott”.
Canta e fa festa perché il calcio è uno sport in cui la componente romantica domina sempre.
Uno sport da celebrare con un’elegia omerica o magari con un verso ternario di Borges o ancora con uno struggente Fado.
Dunque complimenti al Napoli che ci riconcilia con il calcio figlio degli astri, delle fortune e delle guerre del tifo.
E ora è momento di festa per tutti gli amanti del “pallone”.
Che sia la tua squadra a vincere o quella della città che ami.