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Udinese-Napoli, Spalletti «Lo scudetto? Ce lo stiamo trezziando piano piano»

In conferenza stampa: «L’Udinese ha fisicità, arrivano con più uomini dentro l’area di rigore avversaria a livello europeo»

Udinese-Napoli, Spalletti «Lo scudetto? Ce lo stiamo trezziando piano piano»
Napoli's Italian coach Luciano Spalletti looks on prior to the UEFA Champions League round of 16, second leg football match between SSC Napoli and Eintracht Frankfurt at the Diego-Maradona stadium in Naples on March 15, 2023. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Alla vigilia della sfida contro l’Udinese alla Dacia Arena, che potrebbe assicurare la matematica certezza per lo scudetto del Napoli, basta un punto. L’allenatore Luciano Spalletti parla in conferenza stampa.

«Ho molte persone a cui sono legati affettivamente a Udine perché poi quando torno indietro a quello che è stato il mio percorso ci sono molte squadre dove sono rimasto per molti anni. Tipo Roma 7 anni, udinese 5 anni, Empoli 5 anni. Quando si dice che ho un carattere difficile la cosa stride un po’. Però l’Udinese è una società di queste, fui chiamato quando la squadra aveva difficolta, riuscimmo a salvarci ma non a esprimere il potenziale della squadra. Ci rimasi per 4-5 anni e questo mi fece legare rapporti con l’attuale direttore Marino. Ha ragione quando dice che questo Napoli è partito dalla Serie C. I Pozzo mi hanno dato moltissimo e ho legato tanto con loto. Come calciatore ho avuto come compagno Sottil. Si vedeva subito che lui avrebbe avuto un futuro importante in questo mestiere. Già all’Udinese era quello delle discussioni in campo su cosa fare o non fare. Mi fa piacere rincontrali adesso in un momento che può determinare molto per la nostra storia del calcio e passare anche questa partita con pensieri belli».

«Scudetto? Ce lo stiamo trezziando piano piano come dicono a Napoli. Da un punto di vista mio, io ho saputo fin dall’inizio che avevo a che fare con dei puro sangue, per cui mi fa piacere che in poco tempo abbiano fatto vedere a tutti da subito quello che è il loro carattere, le loro qualità. Ci sono stati momenti difficili ma secondo me questo scudetto se avvenissi è qualcosa che esce dagli schemi, uno scudetto di cui ne trarrebbero vantaggi tutti quelli che poi sono gli addetti a questo sistema e i nostri calciatori lo meritano per quello che hanno fatto. C’è ancora da fare quest’ultimo strappo che diventa la cosa più difficile, per cui si continua a fare come sempre abbiamo fatto».

«Abbiamo visto come in nostri tifosi erano dispiaciuti domenica, è una cosa che ti mortifica. Per cui è sempre quel pensiero li, di vedere la gente felice. Già domenica il pubblico, lo stadio, mi ha fatto capire più della nostra classifica quale sia l’impresa che stiamo portando a termine ed è quello che sognavo quando sono arrivato. Mi immaginavo lo stadio come domenica, pieno di sciarpe e bandiere azzurre, con molti bambini dentro. Deve essere una festa di tutti».

«Noi siamo sempre un po’ timorosi e insicuri perché a volte le scelte che fai durano poche secondi e poi tele porti indietro tutta la vita a seconda delle conseguenze. Però c’è poi la considerazione di quello che abbiamo fatto fino ad adesso, che la nostra squadra ha creato sempre degli eventi nuovi dentro le partite. E quindi pensiamo alle nostre qualità e a quello che non dobbiamo perdere. La nostra convinzione di poterci misurare con qualsiasi avversario. Sottil è uno che ha già esperienza per questo ruolo qui, perché già in campo era allenatore. Hanno questa fisicità, arrivano con più uomini dentro l’area di rigore avversaria a livello europeo. Di questo ci sarà prenderne atto e stare attenti, però poi il timore è un’altra cosa. La paura bisognerebbe ce la imponessero loro».

«Io debbo sempre avere a che fare con me stesso. Se io sono in grado di dare al Napoli tutto quello che merita. Prima di parlare con qualsiasi altra persona. Sono nelle condizioni di poter dare ciò che merita la squadra? Se no, bisogna fare un passo indietro e il fatto di aver avuto la disponibilità di questo tempo, di aver avuto la necessità di lavorarci a testa bassa dentro, è per me ciò che mi ripaga, al di là del successo finale. Quello può dipendere da un palo, dalla sorte o da una situazione di gioco. Debbo essere sempre convinto che le cose che mi succedono passano da quella che è la mia volontà di ricerca di lavoro di impegno al di là di quelle che sono le persone che incontro o gli eventi che mi succedono. Se riesco a lavorare o ce la faccio a lavorare in maniera corretta mi ripaga il lavoro e non il risultato. Chiaro che poi vincere uno scudetto a Napoli sarebbe una cosa extra, una cosa superlusso che da un punto di vista sportivo mi farà stare comodo in qualsiasi situazione del resto della mia vita, calcistico o no».

«Valutazioni future? Ci sono ancora da fare altre belle cose prima di parlare del contratto, secondo me più belle assai del contratto. Quello di giocare queste partite qui, di farlo bene, di completare questo discorso perché ancora non è chiuso. Poi penseremo a festeggiare, se succedesse e poi a rimettersi in gioco domandandosi la stessa cosa di prima. sono in condizioni di poter dare quello che merita a questo pubblico?».

«Quest’anno stiamo giocando il secondo tempo, partiamo dall’anno scorso. Per quanto mi riguarda io ho ricevuto un contributo importante anche da calciatori che non ci sono più affinché venisse fuori la squadra di questo livello qui. Ed è un discorso che viene fatto nel modo di parlare dal primo momento. Magari il  rammarico è di non aver corretto qualche cosa andando un po’ contro quello che si è detto, ma mi viene il dubbio se avessi fatto qualcosa di diverso dalla mia convinzione. Tutto parte dall’anno scorso, da quando c’erano Insigne, Koulibaly, Mertens, gente che ci ha dato sotto il piano del carisma».

«Lo sguardo che feci quando De Laurentiis parlò di scudetto? La verità la so io, feci quello sguardo per dire che giocatori arrivavano. Quando mi ha cercato il Napoli io dico di sì per vincere, per quello che hanno visto con Sarri e Benitez, c’è stato Ancelotti, io vengo a rotolarmi? Per portare uno stipendio a casa. L’unica scappatoia era vincere, l’anno scorso essendo arrivato terzo mi avete attaccato gli striscioni per andare via e tutt’ora ci sono critiche, che è una cosa corretta, però c’è chi si diverte. Poi bisognerebbe chiedersi se chi lo fa tiene al Napoli. Si dicevano tante cose, io ho solo un obiettivo: tentare di vincere. E di stare a Napoli perché è stimolante come città, è bella. Lo sanno anche i napoletani che Napoli è bella, voi avendola sotto gli occhi non potete restarne folgorati come qualcuno che viene da fuori e la vede un giorno all’improvviso».

«Immortale con lo scudetto? Non provo niente di particolare. Provo soddisfazione di aver creato questo sentimento di immortalità. Come diceva lei è difficile che i napoletani abbiano questa reazione, allora il mio pensiero va a ciò che è stato scatenante. Quella è la mia soddisfazione. Se loro reagiscono così significa che ho fatto qualcosa di importante».

«Difficile dire se è la squadra più forte che ho allenato., perché ci sono dell’evoluzioni di calcio giocato e accostare delle squadre passate a come si gioca adesso, non so che reazioni si possono avere. Sono uno fortunato, ho allenato diverse squadre forti, calciatori fortissimi e poi bisogna essere bravi a far venire fuori un discorso collettivo che duri nel tempo e che dia entusiasmo perché poi dentro una pressione così alta nel nostro calcio, l’entusiasmo che si crea nel gruppo è un fattore fondamentale e quest’anno è venuta fuori tanta roba e probabilmente qui aiuta molto il sentimento della città. Chi verrà a giocare a Napoli dovrà dare qualcosa in più di tutti. Si percepisce l’amore della città, già al semaforo ti guardano».

«Abbiamo sempre cercato di sottolineare l’importanza del gruppo. Noi abbiamo sempre detto… Kvara è un calciatore stupendo, delizioso, è top da un punto di vista qualitativo essendo giovanissimo. Lui è uno che, l’ho detto un paio di volte che lo bisogna tirare dentro la squadra, perché ha molte cose da imparare e le imparerà e quando lo farà diventerà micidiale. Diventerà un super calciatore e però in questa scuola c’è questo ragionamento di pensare collettivo. Loro sono stati bravi in tutte le fasi, nei recuperi. Sul gol presso contro la Salernitana, Kvara era intorno alla palla ma lo ha fatto da attaccante. In quel momento bisogna essere anche un po’ difensore. Dentro la scatola della gara serve anche essere difensore. Per cui è un discorso di completamento di atteggiamento che bisogna avere per essere una squadra forte».

«Noi siamo contenti del lavoro che abbiamo sviluppato. Siamo contenti di quello che abbiamo fatto sia in fase offensiva che in fase difensiva. Se loro riescono a scambiarsi le qualità che hanno poi si ha una totalità di qualità da tutti. Nel campionato ce n’è solo uno di Di Lorenzo. Lui non lascia pezzetti di cuore in giro, lui va dritto per la sua strada e non cala in base a quello che ha davanti. Le partite necessitano che ci siano 22 giocatori forti per poter stare in tutte le competizioni oppure perdi qualcosa. Il livello deve essere uguale».

«Io me la sento di dire “corda tirata” fino a che sono qui».

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