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“A good person”, Morgan Freeman e il dolore che spacca i corpi ed i legami

Dal 30 maggio in esclusiva solo su Now Tv e su Sky on demand dopo un passaggio in chiaro su Sky cinema 1 per un solo giorno

“A good person”, Morgan Freeman e il dolore che spacca i corpi ed i legami

Quanti anni ha Morgan Freeman, quanti film ha fatto? Ogni volta che c’è un suo film in uscita ce lo chiediamo ed anche per “A Good Person (2023)” – dal 30 maggio in esclusiva solo su Now Tv e su Sky on demand dopo un passaggio in chiaro su Sky cinema 1 per un solo giorno – ci siamo fatti le stesse domande.

Il film del regista ed autore Zach Braff, con musiche azzeccatissime di Bryce Dessner è un lungometraggio sul dolore che spacca i corpi ed i legami, ma “nel dolore – crudele, ndr – cresce ciò che salva”.

South Orange (contea di New York), Allison (Florence Pugh) sta per sposare Nathan (Chinaza Uche) ma mentre è in auto per andare a prendere il suo abito da sposa, per sua imperizia con il cellulare, ha un incidente in cui muoiono la sorella del fidanzato e suo marito. Il risultato è che Ryan (Celeste O’Connor) la nipote di Nathan rimane orfana e finisce sotto la tutela del nonno Daniel (Morgan Freeman) e Allison lascia Nathan e si dà all’ossicodone, non riuscendo a reggere la realtà né a dichiarare la sua colpa.

Le vicende narrative ruotano attorno a queste vite dismesse: neanche Daniel – che ha un passato da alcolizzato – riesce a tenete fuori dal dolore la nipote che lascia la squadra di calcio al liceo che poteva garantirle una borda di studio a Stanford. Mentre Nathan si rifa una sua vita sentimentale ed abbandona la casa del padre.

Come rimettere in collegamento queste vite abortite?,  ci sarà bisogno di a good person, del guardarsi in faccia e di tanto dolore “e per non sopportarlo avrei preferito morire (Allison)”.

Il film affronta il problema della dipendenza da sostanze psicotrope ma non riesce a fermare un epilogo altro di nuova grazia rispetto all’autodistruzione senza futuro. L’interpretazione della Pugh è molto fisica e meriterebbe un gran premio di giuria, magari una Coppa Volpi. Nella società americana figlia di un sistema penale risarcitorio c’è ancora la possibilità del balsamo del perdono (in fondo Good e God sono quasi lo stesso sostantivo)?

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