ilNapolista

Clerici: «Appena arrivai a Napoli mi rubarono la Bmw: me la ridiedero due giorni dopo con tante scuse»

Alla Gazzetta: «Ho conosciuto Spalletti, simpaticissimo. Quando giocavo nella Fiorentina lui, giovanissimo, faceva il raccattapalle».  

Clerici: «Appena arrivai a Napoli mi rubarono la Bmw: me la ridiedero due giorni dopo con tante scuse»
Sergio Clerici

La Gazzetta dello Sport intervista Sergio Clerici, ex centravanti di Serie A. Ha giocato, tra le altre, con Bologna, Atalanta, Fiorentina, Lazio e Napoli, per un totale di 564 partite e 186 gol. Nel Napoli Clerici è stato prima punta tra il 1973 e il 1975, era soprannominato el Gringo, “forestiero”.

«In realtà ero il Gringo perché erano di moda i film western, con il bandito che arrivava in città e faceva paura a tutti. In campo ero veloce di piede, dribblavo e tiravo».

Clerici racconta la sua esperienza a Napoli.

«Napoli una città incredibile. Vi racconto il mio primo giorno lì: parcheggio la Bmw, vado a fare qualcosa, torno e la macchina non c’è più, me l’hanno rubata. Lo dico alla società e un giovane si incarica delle ricerche. Credo che abbia passato la notte nei vicoli, non lo so. Due giorni dopo mi ha riconsegnato l’automobile, con le scuse di chi l’aveva portata via: “Non sapevano che fosse la tua”».

Clerici continua:

«Le strade, la viabilità “personale”. Non so come sia oggi, ma nella “mia Napoli” il codice della strada non contava. Non c’era destra né sinistra, non c’era verde né rosso. Si guidava a piacere. Comunque io a Napoli vivevo benissimo, si mangiava al meglio e i tifosi erano appassionati e affettuosi come mai altrove. Lo stadio era sempre pieno».

Nell’estate 1975, Clerici si trovò inserito nell’affare da due miliardi di lire per il trasferimento di Savoldi dal Bologna al Napoli. Venne usato come contropartita, con una valutazione di circa 300 milioni di lire.

«Al Napoli avevo fatto 30 gol in due stagioni. Era la squadra di Vinicio allenatore, giocavamo un calcio bellissimo. Arrivammo secondi dietro la Juve, a due punti. La società decise che per vincere lo scudetto serviva Savoldi e mi girò al Bologna. Non ho niente contro Savoldi, ottimo attaccante, ma il Napoli vinse il primo scudetto un decennio dopo, con Maradona. A proposito, anni fa su un giornale napoletano c’era scritto che dopo Maradona, era stato Clerici lo straniero che più aveva entusiasmato il vecchio San Paolo».

Clerici ha allenato il Palmeiras e il Santos, ma ha smesso presto.

«È un mestiere difficile. Se vinci ti esaltano, se perdi ti bastonano. Ho fatto il mediatore-osservatore, per esempio ho portato io Evair all’Atalanta e il giovane Elber al Milan».

La squadra italiana oggi più forte? Clerici non ha dubbi: il Napoli. E parla anche di Spalletti.

«Il Napoli. Ha vinto un grande scudetto, con tranquillità. Ho conosciuto Spalletti, simpaticissimo. Ci siamo ricordati di quando giocavo nella Fiorentina e lui, ragazzo, faceva il raccattapalle. Un pomeriggio gli diedi una giacca perché faceva freddo».  

ilnapolista © riproduzione riservata