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Con “Rapito” forse Bellocchio vuole dirci che c’è un solo Dio per tutti noi

Lo scontro tra ebraismo e cristianesimo ha come capro espiatorio il bambino innocente Edgardo. Ma anche la laicità non ne esce bene

Con “Rapito” forse Bellocchio vuole dirci che c’è un solo Dio per tutti noi

Approfittando della Festa del Cinema abbiamo visto “Rapito” di Marco Bellocchio tratto dal libro-soggetto Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa (Mondadori 1996) di Daniele Scalise, con l’aiuto alla sceneggiatura di Susanna Nicchiarelli, di quel geniaccio di Edoardo Albinati e di Daniela Ceselli.

Bologna 1851, la famiglia Mortara del padre Salomone ‘Mammolo’ (Fausto Russo Alesi) e della madre Marianna (Barbara Ronchi) dà alla luce il sesto figlio, Edgardo (da bambino Enea Sala), che ha da infante una febbricola che viene intrepretata dalla governante cattolica Anna Morisi (Aurora Camatti) come una sua probabile dipartita: e per paura che il bambino finisca nel limbo lo battezza. Nel 1856 il Santo Inquisitore della Diocesi felsinea Feletti (Fabrizio Gifuni) fa rapire il piccolo ingannando anche il maresciallo Lucidi (Bruno Cariello). Edgardo finisce a Roma dove viene accolto nella Domus neocatecumenale dove viene indottrinato con la fede cristiana, dimentico dello Shemà ebraico.

Il film va avanti registrando i vari tentativi di Salomone e Marianna di riprendersi il proprio figlio che il Papa-Re Pio IX° (Paolo Pierobon) coarta alla vocazione sacerdotale. A nulla servono nell’ordine sia la presa di Bologna del 1860 da parte dei patrioti italiani e neanche la presa di Porta Pia: anzi Edgardo (da giovane Leonardo Maltese) si rifiuta di ritornare a casa dopo che suo fratello Riccardo – bersagliere – lo libera.

La storia ricalca il libro di Scalise e Bellocchio ci cala nell’atmosfera di quella vicenda che divenne globale e che contrappose gli Stati liberali agli anacronismi della Chiesa cattolica temporale. La vicenda ha avuto nuova attualità dopo che Giovanni Paolo II° dichiarò beato Pio IX°, suscitando le proteste delle organizzazioni ebraiche.

Il film è molto bello e nello scontro tra le due religioni che nella radice ebraica del cristianesimo sono sorelle – l’ebraismo ed il cristianesimo – ci riporta alla contrapposizione tra fedi diverse che ha come capro espiatorio il bambino innocente Edgardo. Ma anche la laicità non ne esce bene con la sentenza del tribunale di Bologna che assolve l’inquisitore.

Ché forse Bellocchio voglia dirci che il sabato – o la domenica – sono per gli uomini – e non viceversa – e che c’è – forse – un solo Dio per tutti noi?

 

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