De Laurentiis alla conferenza stampa di Garcia: «Ci metterei la firma per arrivare in finale di Champions»
De Laurentiis alla presentazione di Rudi Garcia a Capodimonte
«Lo scudetto è stato un fatto iniziatico che avevamo cercato di anticipare negli anni precedenti, speriamo che sia l’inizio di un percorso che una città come Napoli e i suoi tifosi meritano. Il nostro obiettivo è provare a ripeterci. Poi, tu Garcia, sei arrivato in finale di Champions (semifinale), ci metterei la firma per arrivare in finale di Champions».
«Non è stato un casting lungo, mi sono dedicato tre settimane alla festa scudetto. Ho cominciato il 5 a pensare al nuovo allenatore. Undici giorni. Ho cominciato a vedere la mappa che avevo dato in pasto a voi. Ho cominciato a selezionare quelli che avevano giocato con successo col 4-3-3. Per me era fondamentale mantenere l’assetto dei giocatori che avevamo. Nella mia verifica ho visto che Rudi a Roma è arrivato per due volte secondo e che addirittura il primo anno aveva iniziato con dieci vittorie consecutive, ho detto: “ma questo signore fa al caso nostro”. Col Lione aveva sfiorato qualcosa di importante con la Champions. Sono tutte sbagliate le coppe, dalla Champions alla Conference che è sbagliatissima. Non posso modificare da solo quello che si è incrostato nel sistema. Ma la Champions è un parterre mi permette di aumentare la riconoscibilità del brande Napoli nel mondo. Non è facile cambiare il calcio, bisognerebbe cambiare il cervello di troppe persone».
«Ho detto da tempo che Osimhen deve rimanere, poi se arrivasse un’offerta irrinunciabile per la salute del Napoli che è cara. tutti, vedremo, valuteremo».
«Con Osimhen non mi sono sbagliato, con Rudi Garcia ho deciso in undici giorni, vedersi a cena, scrivere i contratti, farglieli digerire. Dobbiamo stare calmini, lasciarlo lavorare senza mettergli ansia, senza fretta, limiti. Poi, come dice la canzone: “sarà quel che sarà”. Garcia non deve dimostrare niente».
«Di Garcia mi ha colpito la sua spontaneità, immediatezza. Sembrava che ci fossimo conosciuti da tempo e che ci fossimo già incontrati nel passato. Non c’è stata tra noi la minima difficoltà, ma solo di illustrare ai suoi avvocati quello che ci chiedevano.Con lui cordialissima e immediata intesa. Io sono nato il 24 maggio, lui aveva l’influenza dei gemelli, sentivo che era la scelta giusta».
«Non ho trovato delle diffidenze in Garcia né ho visto dei dubbi, il che mi ha reso felice della scelta».
«Con Osimhen abbiamo già parlato prima della festa del Napoli, mi sembrava una giusta priorità. Siamo in linea di massima d’accordo nel prolungamento di due anni di contratto. Per gli altri giocatori è qualcosa che dovremmo studiare con Garcia. Sono convinto che la preparazione nei ritiri sia fondamentale. Abbiamo rifiutato molte proposte per rimanere dal 28 luglio al 12 agosto e stiamo contattando club internazionali per giocare a Castel di Sangro. I contratti c’entrano poco, servono per le penali semmai. Vuoi far parte della gloria del Napoli o pensi di andare su altre situazioni? Dopo lo scudetto è stato un bene scegliere Rudi e devo ringraziare Spalletti per l’anno sabbatico. Dopo aver vinto un campionato dopo 33 anni, la sazietà ti può giocare un brutto scherzo. Un allenatore nuovo se sa come toccare le corde del violino e farlo diventare uno Stradivari. E saper parlare ai calciatori. Da un lato siete dipendenti, dall’altro siete aziende: volete minimizzare quello che siete? Se non vi impegnate il vostro ranking cala. Un nuovo allenatore non può che portarli al rispetto del duro lavoro quotidiano. Noi lavoriamo per i nostri tifosi, per la nostra città».
«Lobotka ce l’abbiamo fino al 2028, è un caposaldo importantissimo. Poi è chiaro che non può giocare tutte le partite. Per quel che riguarda la mia competitività non è cambiato nulla. Per una quarantina di Natali, con i film mi sono divertito a finanziare film fatti all’estero. Ho finanziato Almodovar, Woody Allen. La competitività è sempre stata un condimento naturale, istintivo. le cose più sono complicate e più ci eccitano. Non ci basta replicare lo scudetto, c’è l’Europa ma non basta, c’è da cambiare il mondo del calcio. Mi chiedono da trent’anni: perché non fai politica? A mei piace il mondo dei contenuti ma la politica non si può fare in maniera industriale. La politica è il gioco del compromesso e io non sono l’uomo del compromesso».
«Ieri sera vedevo Spagna-Croazia, mi ha colpito l’attaccamento alla maglia di Modric che a 38 anni ha giocato 90 minuti, i due supplementari e ha segnato un bellissimo rigore».