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Erri De Luca: «La guerra in Ucraina mette in discussione la consistenza dell’Unione Europea»

«Perciò l’Europa ha reagito come parte lesa. Abbiamo accettato di entrare in un’economia di guerra. È guerra che coinvolge gli assetti, le alleanze».

Erri De Luca: «La guerra in Ucraina mette in discussione la consistenza dell’Unione Europea»
scrittore italiano Erri De Luca Italian writer Erri De Luca, press conference in Naples city (Salvatore Laporta/KONTROLAB)

Sta girando tutta l’Italia con il suo nuovo happening teatrale “Le rose di Sarajevo” in occasione dei vent’anni dalla morte del suo amico poeta bosniaco Izet Sarajlić – il 24 giugno sarà anche a Piano di Sorrento in Villa Fondi -, che fu una delle voci inascoltate del conflitto balcanico. Erri De Luca dopo l’uscita del suo ultimo romanzo “Le regole dello Shangai (pagg. 112, euro 14; Feltrinelli)” continua ad incontrare i suoi lettori ed i suoi ascoltatori costituendo una delle poche voci autorevoli contro tutte le guerre, in forza anche del suo servizio come cooperante.

Lo abbiamo intervistato.

Ancora una guerra in piena Europa dopo vent’anni dalla morte del tuo amico Izet Sarajlić che ha vissuta quella in Bosnia: quali differenze – se ve ne sono – tra quella e questa guerra che si combatte tra Ucraina e Russia? Erri De Luca:

«La guerra di disintegrazione della federazione jugoslava fu un meticoloso conflitto interno, rispetto al quale l’Europa intorno proseguiva illesa il suo sviluppo. Questa di Ucraina invece mette in discussione la forma dell’Unione e la sua stessa consistenza. Perciò l’Europa ha reagito come parte lesa ed ha impegnato tutte le sue risorse a sostegno della resistenza Ucraina. Abbiamo accettato di entrare in un’economia di guerra, rompendo con le forniture di gas russo, con aumento dei prezzi e inflazione. È guerra che coinvolge gli assetti, le alleanze. L’Ucraina è geograficamente europea, confinando con il maggior numero di altri stati europei, ma ora lo è di più».

Quindi ha ragione il prof. Emiliano Brancaccio (Unisannio) che sostiene in suo libro che il conflitto ucraino è capitalistico? Erri De Luca:

«Tutto il nostro sistema mondiale è capitalistico. Ovvio che lo sia la guerra. Posso dire che non è un conflitto religioso come ce ne sono in corso in Asia, in Africa».

Cosa può fare la poesia contro la guerra?

«Può salvare il tempo del lettore, offrirgli una pausa dall’accerchiamento. A Sarajevo assediata si facevano serate di poesia, le persone andavano a sentire parole capaci di tenere la guerra fuori dalla stanza per la durata della voce aggrappata ai versi».

Credi che ci sia la possibilità di tregua per il conflitto ucraino-russo o temi un’escalation nucleare? Erri De Luca:

«Non credo al ricorso ad armi nucleari, che invece funzionano bene come spauracchio per le opinioni pubbliche occidentali. Il campo di battaglia deve ancora dire l’ultima parola, sviscerare fino all’esaurimento le sue possibilità di recupero di territori. Poi ci potrà essere un cessate il fuoco. Vedo improbabile invece la pace, perché i crimini di guerra commessi avranno prolungate conseguenze penali, che solo un rovesciamento di regime russo potrebbe consentire».

Come reagisce il popolo del teatro al tuo spettacolo ‘Le rose di Sarajevo’?

«Ogni sera è diversa per noi che ci affacciamo sulla scena, per le persone che si sono ritrovate per assistere. Dal palco percepisco un’intensità di ascolto, in cui ognuno sta da solo davanti al nostro raccontare a voce e con la musica».

Hai mai pensato di scrivere un tuo romanzo incentrato sulla guerra? Erri De Luca:

«Ho scritto storie in cui la guerra con la sua rete a strascico sulla vita delle persone è il rumore di fondo. Sono uno del 1900, secolo di due guerre mondiali».

Come sta andando il tuo ultimo romanzo ‘Le regole della Shangai’?

«Dove vado a incontrare lettori del libro lo scambio è fitto. Del conto delle vendite invece se ne occupa l’editore…».

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