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Feltri, la moglie: «Guarda l’Atalanta in tv al piano di sotto e quando segna mi telefona»

Al CorSera: «È un gran borbottone. E se non ha tutte le sue cose a posto tira qualche bestemmia. È diretto e non porta rancore. Ed è generoso».

Feltri, la moglie: «Guarda l’Atalanta in tv al piano di sotto e quando segna mi telefona»

Il Corriere della Sera intervista Enoe Bonfanti: da 55 anni è la moglie di Vittorio Feltri. Racconta che a stare con Feltri tutto questo tempo c’è voluta tanta pazienza.

«Mi è venuto in soccorso il fatto che lavorava molto per cui ci si incontrava poco».

Il difetto più grande di Feltri?

«È un gran borbottone. E se non ha tutte le sue cose a posto tira qualche bestemmia».

Il pregio?

«È diretto e non porta rancore, dopo una lite si ricomincia da capo. Ed è generoso. Ha ricomprato le campane di Guardialfiera, in Molise, dove andava con gli zii durante l’infanzia. Durante il Covid ha aiutato economicamente una prostituta del quartiere che aveva dovuto smettere, perché la sua bambina era tornata a casa dal collegio: alla fine le ha anche trovato lavoro in una biblioteca».

Feltri dice che non l’ha mai tradita: ha «diversificato».

«Le sue diversificazioni sono state molto fastidiose e non mi sono mai piaciute. Giurava di non farlo più, ma giurava il falso. Diceva che erano sciocchezze: si giustificava come quelli che fanno le corna e minimizzano».

Lo segue sui social?

«Poco e non sono d’accordo con certe cose che scrive: io non lo farei mai».

Feltri è maschilista?

«No, sono sicura di no perché considera le persone come persone, maschi o femmine che siano. Non giudica quello che uno fa, dice che sono cavoli suoi. L’ho visto anche con i figli: Mattia si rifaceva il letto, aiutava ad apparecchiare e sparecchiare come le sorelle. E quando loro dicevano di voler fare le principesse, replicava che dovevano studiare, scegliere una professione ed essere indipendenti».

La moglie di Feltri racconta un rito domestico della famiglia.

«Guarda sempre la partita in questa stanza. Quando l’Atalanta segna mi chiama al telefono al piano di sopra. Se
non sento nulla ha perso».

Una carineria?

«La domenica usciamo per prendere i giornali e andiamo al Bar Basso per il caffè e l’aperitivo, tenendoci per mano».

Cosa l’aveva colpita quando vi siete conosciuti?

«Intanto mi ero affezionata alle gemelle, che portava nel brefotrofio di Bergamo dove ero puericultrice. Parlava diversamente dagli altri, mi piaceva ascoltarlo. Avevo 30 anni, prima di lui uscivo con un altro, benestante, mentre Vittorio era povero in canna, lavorava alla Provincia. Mia mamma non era molto d’accordo. Diceva: è brutto avere la matrigna ed è brutto fare la matrigna. Poi è andata così».

 

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