Gli anni passano, le Nazionali italiane collezionano fallimenti e nessuno se ne prende la responsabilità, che non è solo del ct Nicolato e dell’Under 21
Su Libero Claudio Savelli scrive del flop Italia Under 21 e soprattutto della consuetudine tutta italiana a non assumersi mai la responsabilità dei fallimenti. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, scrive, dovrebbe essere più severo con se stesso, ma nessuno controlla il controllore. Un chiaro invito alle dimissioni, idea che Gravina non ha mai contemplato.
Savelli scrive:
“Gli anni passano, le Nazionali italiane collezionano fallimenti ma nessuno se ne prende la responsabilità. L’Italia non partecipa ad un Mondiale dal 2014, dal 2006 non supera i gironi iridati e manca ad una Olimpiade dal 2008. Eh ma abbiamo vinto l’Europeo, dice. Nel guardare il dito anziché la luna siamo sempre stati i campioni del mondo e continuiamo a esserlo. Nessuno si prende la responsabilità perché nessuno ammette l’esistenza di un problema, ché poi tocca risolverlo e sai che fatica”.
Non si assumono le loro responsabilità i commissari tecnici, “che quando vincono rappresentano il movimento mentre quando perdono rappresentano solo loro stessi” e neppure ipresidenti federali.
“Anche Gravina, dirigente molto capace, potrebbe essere più severo. Dovrebbe esserlo. Con la federazione che dirige e con se stesso, perché nessuno controlla il controllore”.
I presidenti federali, invece di mostrare più responsabilità, cercano di togliere il limite di tre mandati ai loro incarichi, per restare attaccati alle poltrone.
“suggeriscono quanto siano affezionati alle poltrone che occupano e come non esista in Italia la cultura dell’addio, del ricambio, del passaggio di consegne”.
Savelli continua:
“La federazione è come una squadra che può vincere o perdere. Se perde, dovrebbe interrogarsi. Invece ricorda quando ha vinto. I risultati non sono tutto, è vero, ma l’impressione è che siano l’unica cosa cercata dalle federazioni, in particolare quella calcistica. Lo dimostra la rosa allestita per l’Europeo Under 21, la più competitiva possibile: una cosa sacrosanta solo se poi si affrontano le conseguenze di un fallimento, perché è tale l’uscita ai gironi. La responsabilità non è solo del ct Nicolato o dei calciatori. È soprattutto più in alto. Perché in un sistema poco meritocratico come quello italiano, è da sopra che parte tutto. Ma lassù va assai di moda lo status quo”.