La sua gestione funestata da scandali e inchieste, l’asta diritti tv va a rilento, più di un italiano su due considera poco credibile la Serie A
Gravina quando si dimette? È quel che si chiede Dagospia all’indomani dell’ennesima figuraccia del calcio italiano eliminato dall’Europe Under 21 e dalle Olimpiadi per la quarta edizione consecutiva.
Scrive Dagospia:
Ma Gabriele Gravina non ha pensato di dimettersi? Il disastro del calcio italiano continua ma il presidente Figc, impegnato nella battaglia per portare gli Europei del 2032 in Italia, non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro nonostante la collezione di flop.
Sul conto dell’ex demiurgo del “miracolo” Castel di Sangro (su cui si rimanda al libro scritto da Joe McGinniss che parla di una presunta combine per una partita con il Bari), ci sono la mancata qualificazione ai mondiali 2022 e l’ennesimo flop dell’Under 21, eliminata in un girone con le non irresistibili Svizzera e Norvegia. Passo falso che ci costerà, per la quarta volta di fila, la partecipazione ai Giochi olimpici.
Se non ci fosse stato l’Europeo vinto nel 2021 con le prodezze di Donnarumma ai calci di rigore, Gravina sarebbe da tempo ai giardinetti. (…)
Sotto la presidenza Gravina il calcio italiano è stato funestato da scandali e inchieste. Su tutti il processo plusvalenze per la Juventus concluso, in un vortice impazzito di penalizzazioni date e tolte a campionato in corso, con un patteggiamento che ha lasciato tutti a bocca aperta. La chiusura del “caso Juve”, che genera stupore soprattutto per i gravi illeciti contestati dai pm alla gestione Agnelli, non ha certo giovato all’immagine del nostro calcio.
Invece di dare spiegazioni a un epilogo così controverso per una vicenda giudiziaria grave finita sui quotidiani di tutto il mondo, il presidente federale ha osato l’inosabile sul patteggiamento: “E’ il risultato più bello per il calcio italiano”. Flaiano avrebbe detto: la situazione è Gravina, ma non seria.
Il presidente federale ha dovuto fronteggiare nel suo mandato anche lo scandalo arbitri con l’arresto per traffico internazionale di stupefacenti di Rosario D’Onofrio messo a capo della procura arbitrale dal presidente dei fischietti Trentalange (che poi si è dimesso). Una indagine che ha scoperchiato un vaso di Pandora, a partire dalla questione dei rimborsi gonfiati, per retrocedere e promuovere i direttori di gara. (…)
Non stupisce che, secondo un sondaggio “Demos”, per più di un italiano su due il campionato sia sempre meno credibile. Le società, affogate dai debiti, rischiano di finire gambe all’aria.
Anche perché sui diritti tv, che rappresentano la principale fonte di ricavi dei club, le offerte non sarebbero andate oltre i 700/750 milioni. Si resta lontani dall’obiettivo dei presidenti (1,2 miliardi). Ma quale allocco viene a buttare denaro su un calcio italiano screditato, pieno di scandali, impoverito e incapace di riformarsi?
Al pesce in barile Gravina non resta che pigolare: “Sui diritti tv ci eravamo illusi con i risultati dei club in Europa. La domanda che ci dobbiamo porre è se sia giusta la qualità del prodotto che noi offriamo”.
Una sfilza di risultati deludenti e scandali non può lasciare immobile il mondo del pallone italiano. E invece anche la stampa sportiva non osa battere ciglio né chiedere di più: ci siamo rassegnati alla modestia calcistica di una dimensione che non ci è mai appartenuta. Nessuno fiata, tutto va bene Madama la marchesa. Dritti verso il precipizio, con entusiasmo. Nel disinteresse generale, viene da chiedersi: Gravina non avverte mezza responsabilità per quel che sta avvenendo al nostro calcio? Se va bene a lui, buona camicia a tutti.