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Ibrahimovic: «Galliani mi chiama tutti i giorni da tre anni, dice che sul tavolo c’è già il contratto»

Alla Gazzetta: «Sto bene al Milan. Del mio contratto non so nulla, ho detto a Paolo: fai te. Non so cosa c’è dentro, forse c’è un altro anno».

Ibrahimovic: «Galliani mi chiama tutti i giorni da tre anni, dice che sul tavolo c’è già il contratto»
Mg Bologna 23/10/2021 - campionato di calcio serie A / Bologna-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Zlatan Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic parla del suo futuro in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Ibrahimovic parla di cosa rappresenta per lui l’allenamento.

«Sono un workaholic, matto di lavoro. Più lavoro, più mi alleno, più mi sento vivo, giovane. Il lavoro torna. Qualcuno lo chiama sacrificio, per me è opportunità. L’allenamento allunga la vita».

Sull’importanza dello sport nel dare una direzione alla sua vita:

«Lo sport mi ha aiutato tanto (e Ibra ha aiutato lo sport). Mi ha dato fiducia. Un’identità. Sono cresciuto a Rosengard, un sobborgo di Malmoe. Quando ho iniziato a giocare, non mi sentivo benvenuto. Loro erano svedesi, biondi, io figlio di immigrati col naso brutto, i capelli neri, i denti storti… Con lo sport mi sono sentito qualcuno. È importante che ognuno trovi un posto dove sentirsi importante, per se stesso».

A Ibrahimovic viene chiesto da chi ha imparato di più nel calcio.

«Ogni allenatore che ho avuto mi ha insegnato qualcosa».

Ed aggiunge:

«Dico grazie a tutti gli allenatori. E a Mino Raiola: c’è stato sempre nel calcio e fuori. Un modello. Andavo da lui per sfogarmi, per avere risposte, litigavamo, ci abbracciavamo poi, si faceva tutto. E alla mia famiglia. Poi a Zlatan, secondo Ibrahimovic, terzo Ibra. Non è un segreto: Ibra è prima, seconda e terza persona».

Come sta Ibrahimovic?

«Sto bene, sto bene. Ho lavorato tanto, ho forzato tanto, non solo quest’anno anche l’anno scorso. Ma quando ero k.o., la squadra aveva bisogno. E quando hai fatto una cosa per tutta la vita, quando sai cosa devi fare ma non riesci a farlo, allora… continui, perché non ti dai pace, io non mi do pace. Non ho trovato l’equilibrio. Quando arriva tutto, pam, subito arriva niente. Questo pensiero mi gira nella testa. La mia testa è troppo forte, mi sento Superman ogni volta che rientro, ma devo avere equilibrio. Ho forzato così tanto e non mi è tornato niente sinora. Perché se ti torna un po’ dai ancora di più, sennò dai dai dai, alla fine sei vuoto».

Quindi lascia e cambia vita?

«No, no, non sono uno che molla. Ma ci deve essere anche gioia in quello che fai, non posso non avere pace in quello che so fare da n.1, giocare a calcio. Però non siamo ancora là. Penso che ho ancora da dare. Se penso di smettere? Non credo. Se devo continuare a giocare? Penso di sì. Ma devo trovare equilibrio come nella vita: se non hai serenità, stabilità, sei una bomba, le bombe esplodono».

L’ha richiamata Galliani? Ibrahimovic:

«Mi chiama tutti i giorni da tre anni e mi dice sempre che Monza è bella, che c’è una bella natura, che sul tavolo c’è già il contratto. Ma non siamo là: io sono un giocatore del Milan e sono orgoglioso di esserlo. A una certa età non c’è più l’ego, non hai bisogno di dimostrare. È come Laureus, lo fai per dare, non per ricevere. Sono qua per aiutare il Milan, non come adesso. Voglio essere in campo, lì posso aiutare molto di più».

A Ibrahimovic viene chiesto se continuerebbe al Milan con Maldini e Pioli. Risponde:

«Cosa succede nel club non lo so. Io so che sto bene al Milan, Milano è casa mia. Del mio contratto non so nulla, l’anno scorso ho detto a Paolo: fai te. E mi è arrivato un foglio da firmare. Non so cosa c’è dentro, forse c’è un altro anno. A me basta sapere di essere un giocatore del Milan e allora so cosa devo fare. Il resto non mi importa. M’importa solo di tornare in campo, altrimenti la gioia diminuisce. È come se uno va al lavoro e non ha un ufficio. Sono due anni che non ho ufficio. Ho ancora voglia, ma serve equilibrio».

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