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Il Gatto e la Volpe.
Ho pensato spesso a Carlo Collodi, e in particolare ai suoi personaggi, nelle ultime settimane.
Con più precisione posso dire che il tarlo di questo pensiero ha cominciato a rodermi dalla sera dell’8 maggio 2023.
Intanto ho scoperto che i personaggi della favola di Collodi, ‘Pinocchio’, nati nel 1883, non sono mai morti ma sono vivi e lottano insieme a noi.
Occorre, però, precisare che sono parecchio cambiati, come è ovvio e naturale che sia, rispetto a quelli di circa un secolo e mezzo fa.
La Volpe, oggi è un ottimo manager di un settore, quello dello Sport, che all’epoca neanche esisteva.
Il Gatto, a sua volta, dopo una carriera non proprio fortunata e ormai alla soglia della pensione (anche i gatti invecchiano), ha vissuto un anno di grande successo, grazie anche alla Società nella quale opera (la stessa nella quale opera la Volpe), diventando, così, uno dei più acclamati tecnici sportivi.
Infine Pinocchio – che nel corso di quest’ultimo secolo e mezzo, si è liberato anche del fastidioso difetto dell’allungamento del naso dopo ogni bugia pronunciata – il quale non è più l’ingenuo bambino che si lasciava convincere a piantare le sue cinque monete d’oro nel Campo dei miracoli. Ora ha compiuto gli studi. È un uomo.
Ed è diventato uno stimato imprenditore di grande successo e, non a caso, è il Presidente, nonché l’unico proprietario, della Società dove, tra gli altri, lavorano, e in ruoli apicali, sia il Gatto che la Volpe.
Per questo motivo, nel prosieguo della nostra favola, non potremo più chiamare il nostro personaggio con il nome del monello svogliato della prima infanzia (dal quale è ormai totalmente diverso, nemmeno gli somiglia più), ma lo chiameremo soltanto “il Presidente”.
Ma torniamo alla sera dell’8 maggio 2023.
È la sera in cui, in una cornice sfarzosa di suoni, luci, canti, danze e fuochi pirotecnici, si sta festeggiando la conquista del Premio più alto che una Società come quella del Presidente potesse conquistare.
Si tratta di un traguardo ambìto e inseguito per anni e che è stato raggiunto grazie all’eccezionale impegno profuso da tutte le componenti Societarie che vi hanno lavorato.
Il Presidente sprizza felicità da tutti i pori: chiama sul palco dei festeggiamenti, uno per uno, tutti i protagonisti di quella che giustamente viene considerata, urbi et orbi, un’impresa storica.
E l’impresa compiuta dalla sua Società ha tutti i crismi per essere considerata storica: il distacco abissale che ha inflitto a tutte le concorrenti; la bellezza, riconosciuta da sodali e avversari, che ha illuminato tutto il percorso compiuto fino alla conquista del Trofeo, sono tutti elementi i quali lasciano presagire che il Titolo appena conquistato possa essere considerato non come fatto episodico ma possa costituire l’apertura di un ciclo vincente.
Ma, inaspettato e devastante, un fulmine a ciel sereno si abbatte sul palco dove il Presidente sta distribuendo medaglie, elogi e proponimenti per il futuro a tutti i protagonisti dell’impresa.
Inopinatamente, e proprio nel momento in cui il Presidente gli appone una medaglia al collo, la Volpe (che pure è legata contrattualmente, ancora per un anno, alla Società) lascia intendere, in maniera quasi esplicita, la sua volontà di interrompere immediatamente questo rapporto e volare verso altri lidi.
Questo episodio non solo rovina la festa ma spande cupe ombre sul futuro, che fino a quel momento sembrava poter essere radioso, della Società.
E in tutto questo, il Gatto come si comporta?
I gatti, si sa, sono sornioni. Girano intorno alle situazioni, tergiversano, dicono e non dicono (più non dicono che dicono).
Il nostro Gatto, mentre tutti danno per scontata la sua conferma alla guida sportiva della Società con la quale ha appena conquistato successo e stima, introduce, anche lui a ciel sereno, dubbi esistenziali sulla sua permanenza, dovuti a un eccesso di stress, oltre a presunti screzi caratteriali con il Presidente (ma non dovevano mica sposarsi).
Motivazioni poi condite da stravaganti argomentazioni che riguardavano stivali da infilarsi, pulsioni da moderno Cincinnato, voglia di tornare ai suoi cari
Il tutto mentre si era già, da alcuni mesi, ritirato in un’arida location a quaranta chilometri dalla città: una stanzetta con solo una brandina e un tavolino dove, novello anacoreta, aveva trascorso gli ultimi mesi in attesa che Gabriele/LelloArena gli portasse l’Annunciazione della conquista di un piccolo scudo.
Ce n’è abbastanza per costruire un personaggio da serie televisiva di successo. Una sorta di via di mezzo tra Padre Pio e il Carmelo Bene, quando diceva: ‘Sono apparso alla Madonna’.
E il nostro Gatto non si sottrae al ruolo: si concede volentieri alle folle plaudenti, lascia che i fanciulli vengano a Lui per poterli accogliere con un sorriso e una carezza, talvolta gli sfugge anche qualche benedizione con l’indice e il medio della mano destra stesi a fare un segno che somiglia vagamente a quello di una croce.
E, in un orgiastico profluvio di selfie, non lesina sorrisi e firme su palloni, magliette e quant’altro capiti a tiro della sua biro (la stessa, riteniamo, mordicchiata, ogni maledetta domenica, a bordo campo).
E, dopo questa conquistata venerazione popolare, può tranquillamente, e finalmente, dichiarare ufficialmente che anche lui, dopo la Volpe, andrà via.
I due, si sa, sono una coppia affiatata. Dai tempi della favola fino ai giorni nostri.
Specialmente negli ultimi due anni, alle dipendenze della Società del nostro Presidente, hanno lavorato, e bene, in una perfetta simbiosi ed in una continua unità d’intenti.
Stordito, però, da tanto affetto, e dalle implorazioni dei fedeli (sì, i fedeli. Non trovo termine migliore per indicarli) i quali, genuflessi e a mani giunte, lo implorano di restare, il nostro Gatto si lascia andare a qualche esagerazione, come quando, in uno dei suoi frequenti bagni di folla, pronuncia la storica frase: ”Vi lascio per troppo amore”.
Quest’ultima frase è veramente troppo. È indigesta anche per gli stomaci più forti.
E qualcuno comincia ad ipotizzare che il Re-Gatto sia nudo.
In ogni caso, il nostro attento Presidente aveva già subodorato che c’era qualcosa di poco chiaro in questo plot narrativo e, di conseguenza, aveva già preso le sue buone e legittime contromisure.
Quindi, la decisione: concessione di un anno sabbatico per il Gatto, dandogli così la possibilità di calzare gli agognati stivali, e richiesta di rispetto del contratto per la Volpe.
A questo punto, per poter offrire qualche elemento in più al fine di districarci meglio nel ‘pasticciaccio brutto’ che si è verificato, è necessario introdurre un personaggio tutt’altro che secondario nella nostra storia.
Vi ricordate la Fata Turchina?
Ebbene, quest’ultimo secolo e mezzo le ha fatto proprio male.
Della Fatina buona che era, non le è rimasto proprio nulla.
Nel corso degli anni si è via via trasformata in una Vecchia Signora incartapecorita e incattivita.
Attualmente è leader di una Società che, guarda caso, è la diretta concorrente della Società del ‘nostro’ Presidente nella corsa al Primato per la più bella del Reame.
La storia di questa Vecchia Signora, almeno per quanto riguarda l’ultimo secolo, è costellata da una serie di disavventure giudiziarie, alcune recentissime, altre meno recenti, che le sono costate svariate condanne.
Dalle quali condanne, però, è riuscita sempre ad uscirne con il minimo delle pene e dei danni, grazie ai suoi proverbiali magheggi e ai suoi devoti amici messi a sedere sugli scranni più alti dei poteri decisionali.
Ebbene, quest’ultimo anno, però, è stato, per la Vecchia Signora, per la sua Società ed anche per i suoi sostenitori, un vero e proprio “annus horribilis”.
Penalizzazioni per brogli, frettolose dimissioni dei componenti il Consiglio di Amministrazione prima che li arrestassero tutti, una men che mediocre performance sportiva nonché altre piccole e meno piccole disavventure, hanno lordato il cammino della Società.
Ma ciò che ha tormentato di più le notti e i fegati della Vecchia e del suo vasto entourage, è stato lo sfolgorante cammino, la prorompente bellezza e l’incontestabile superiorità delle prestazioni offerte in tutto il Reame dalla Società del nostro Presidente.
La Vecchia Signora quest’anno si è spesso ritrovata sull’orlo di una crisi di nervi. E quest’orlo, talvolta, lo ha superato.
In special modo nel momento in cui si trovava a passare davanti al famoso ‘specchio delle sue brame’ (con licenza gentilmente concessaci da Biancaneve), il quale specchio, impietosamente quanto imperiosamente, e senza che nessuno glielo chiedesse, le urlava che la più bella del Reame era, e sarebbe stata ancora per molto tempo, la Società del nostro Presidente.
Questa cosa faceva letteralmente impazzire la Vecchia.
Urgeva fare qualcosa. Ma cosa?
Non poteva certamente ricorrere agli Alti Gradi dei poteri decisionali, in primo luogo perché non esisteva nessun, anche minimo, appiglio giuridico per poter attaccare la virtuosa Società del Presidente; in secondo luogo perché gli stessi Alti Gradi si erano, e recentemente, già troppo esposti per tirarla fuori, con artifici e raggiri, dalle ultime scabrose vicende giudiziarie nelle quali si era impelagata.
A questo punto, e per salvare il salvabile, la Vecchia è costretta a chiedere l’aiuto di un ‘corpo speciale’.
Nelle Terre del Nord esiste, e da sempre, un’Associazione segreta (che poi tanto segreta non è) i cui componenti, ben addestrati e sempre fedeli, armati di telecamere e microfoni, ma anche di taccuini e stilografiche, mettono i loro servizi a disposizione non solo della Vecchia, ma anche di altre due Società.
Le tre hanno in comune, a parte le maglie a strisce, una sorta di patto non scritto basato sul mutuo soccorso reciproco che scatta nel momento in cui qualunque Società, che non sia una delle tre sorelle, tenti di inserirsi nella lotta, riservata esclusivamente alle tre, per la primazia nel Reame.
Questa Associazione si caratterizza per la capacità dei suoi membri – in particolare di un corpo speciale detto ‘i guastatori’ – di infiltrarsi, sotto copertura, nei principali gangli mediatici – carta stampata, emittenti televisive, social network, portieri di stabili, barbieri, apericene e quant’altro – dove, tra fake news, ripetizioni martellanti di bugie fino a farle sembrare verità, ma, sopratutto, attraverso lusinghe e promesse distribuite, o solo fatte balenare, a professionisti ancora sotto contratto con altre Società, riescono, talvolta, e in qualche modo, a destabilizzare o, quanto meno, a turbare il lavoro di Società concorrenti.
Con questo non vogliamo certo sostenere che il Gatto e la Volpe siano stati adescati dalla Vecchia nel tentativo di ‘rompere il giocattolo’ del nostro Presidente.
Oddio, per la Volpe ci sono, ormai, incontestabili evidenze di ciò.
Per il Gatto, invece, dobbiamo prendere atto, almeno fino prova contraria, della sua voglia di stivali e di terre da dissodare e saremmo dei malpensanti se volessimo attribuirgli altri scopi.
Ma chissà perché, mentre scrivevo quest’ultima riga, mi è tornata in mente una celebre frase di Giulio Andreotti (uno che di situazioni opache se ne intendeva): “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
P.S. – Al nostro franco-andaluso Rudi, ‘hombre vertical’, voglio riconoscere, ancor prima che inizi il suo lavoro, un grande merito: finalmente riusciremo, quando un nostro allenatore parla, a comprendere quello che vuol dire. E non è poco.
E mi auguro e gli auguro che di ringraziamenti dovremo porgergliene tanti altri nel corso dei mesi venturi.