Per il Guardian, il Telegraph e il New York Times l’accordo con il Liv Golf “è un segnale che la resistenza alla ricchezza illimitata dei sauditi è ormai inutile”

Il golf, dice. Il golf in questo momento racconta i cambiamenti geopolitici dello sport a livello mondiale meglio del calcio, più di Messi e Benzema che andranno a giocare in Arabia Saudita. Succede infatti, in queste ore, che il Pga Tour, il circuito dominante nel golf professionistico maschile da generazioni, e il Liv Golf – una sorta di Superlega scissionista del golf finanziata dai soldi sauditi – hanno firmato una pace miliardaria: si uniranno in un unico circuito. E’ una storia enorme per le sue implicazioni, non a caso è l’apertura del Guardian, del Telegraph e del New York Times per dirne solo alcuni.
“I circuiti rivali – racconta il New York Times – avevano trascorso l’ultimo anno a scontrarsi in pubblico e il tentativo di accordo emerso da negoziazioni segrete ha colto di sorpresa praticamente tutti i migliori giocatori, agenti ed emittenti del mondo. L’accordo creerebbe una nuova società che consoliderebbe il prestigio, i contratti televisivi e la forza del marketing del PGA Tour con denaro saudita. La nuova società si è costituita così rapidamente che non ha ancora nemmeno un nome e viene indicata nei documenti dell’accordo semplicemente come NewCo. Sarebbe controllato dal PGA Tour ma finanziato in modo significativo dal Fondo per gli investimenti pubblici del governo saudita. Il governatore del fondo, Yasir al-Rumayyan, sarà il presidente della nuova società”.
Secondo il Nyt “l’accordo non equivale immediatamente a un’acquisizione da parte dei sauditi del golf professionistico, ma pone i massimi funzionari della nazione ad avere un’enorme influenza sul gioco. Rappresenta anche un’escalation delle ambizioni saudite nello sport, andando oltre la sponsorizzazione aziendale delle corse di Formula 1 e la proprietà di una squadra di calcio inglese in un luogo in cui può esercitare un’influenza sulle più alte vette di un gioco globale”.
E’ una lettura moderata, quest’ultima. I giornali inglesi scrivono senza mezzi di termini di calata di braghe, di vittoria netta dei sauditi.
Secondo il Guardian questa riunificazione è “l’ultima, deprimente dimostrazione che pozzi senza fondo di denaro possono sconvolgere e distorcere tutto nello sport. E non solo un pozzo senza fondo qualsiasi; uno proveniente da un regno colpevole di violazioni dei diritti umani e che sta usando il golf – più il calcio, più qualsiasi altra cosa su cui possa mettere le mani – come strumento per far voltare le persone dall’altra parte. Lo sportswashing funziona, ragazzi“.
“E’ difficile descriverla in termini diversi da una vittoria per il Liv. Sotto l’ombrello del golf mainstream, sarà legittimato. Donald Trump si è unito a Mickelson nell’esprimere la sua gioia: ciò dovrebbe alzare una bandiera rossa per tutti i soggetti coinvolti”.
Il Guardian per rendere l’idea fa sarcasmo puro: “Il Pga Tour e il Liv che si uniscono in perfetta armonia è simile all’incontro tra Coleen Rooney e Rebekah Vardy per un cocktail” (se non conoscete questa storia eccola qui).
Il Telegraph, in un editoriale firmato Oliver Brown, ricorda “tutti gli sforzi non troppo sottili del Pga Tour per dipingere i rinnegati del Liv Golf come mercenari complici nella legittimazione di un sanguinario regime saudita”. E invece “dopo essersi atteggiati a mediatori virtuosi che combattono contro un complotto marcio per dividere il golf in due, decidono che la soluzione più semplice è, in effetti, lasciare che i sauditi annettano lo sport. L’ipocrisia raramente è stata così vile“.
E’ un accordo che secondo il giornale inglese “segna uno spartiacque nell’acquisizione da parte dello stato-nazione dello sport. È un segnale che la resistenza alla ricchezza sovrana illimitata dei sauditi è, in definitiva, inutile”. Perché se cede il potentissimo Jay Monahan, il commissioner del potentissino Pga Tour, “si accontenta di abbandonare la sua giusta indignazione per lasciare che accada, che speranza c’è per chiunque altro si opponga coscienziosamente?”
Parliamo di uno, Monahan, che al Canadian Open dello scorso anno ha avuto il coraggio di dire dei giocatori che incassano gli assegni sauditi: “Penso che dovreste vivere sotto una roccia per non sapere che ci sono implicazioni significative. Due famiglie a me vicine hanno perso i propri cari nell’11 settembre. Chiederei a qualsiasi giocatore che se ne sia andato, o a qualsiasi giocatore che prenderebbe in considerazione l’idea di andarsene, se ha mai dovuto scusarsi per essere un membro del Pga Tour”.
“Il golf – continua il Telegraph – riguarda la realpolitik, non gli scrupoli”.
“Quanto vuote, quanto grondanti di finta ipocrisia sembrano ora quelle parole. Come osa Monahan invocare i parenti in lutto dell’11 settembre per fare un punto d’onore su cui ha rinnegato in modo così spettacolare?”.
“Questa è una resa dei conti brutale per chiunque pensasse che ci fosse ancora posto nello sport per l’onestà, l’integrità e la coerenza delle argomentazioni”.