La Uefa vuole escludere il club dalla Conference per i fatti accaduti tra il 2012 e il 2014: «Per i tribunali spagnoli l’Osasuna è vittima»
L’Uefa sarebbe pronta ad escludere l’Osasuna dalle coppe e, nello specifico, dalla Conference League. Il motivo risale alla condanna emessa dalla Corte Suprema verso il vecchio Cda del club per i reati di appropriazione indebita, falso in bilancio e corruzione commessi nel periodo tra il 2012 e il 2014.
In particolare, si contesta l’Osasuna di aver truccato una partita giocata con il Betis, sulla base di un pagamento di 400mila euro per battere il Valladolid e altri 200mila euro per averli fatti vincere a Pamplona. Inoltre l’allenatore dell’epoca, Angel Luis Vizcay, ha ammesso che ci furono altri due episodi di corruzione la stagione precedente.
La Uefa ha già informato il club che i suoi ispettori ne hanno raccomandato l’estromissione dalle coppe europee. La dura risposta del club in un comunicato. Di seguito alcuni estratti della nota dell’Osasuna:
«Il Club Atlético Osasuna ha appreso, questo pomeriggio, le conclusioni del rapporto redatto dagli ispettori del Comitato di Controllo, Etica e Disciplina della Uefa. In tale relazione, gli ispettori dichiarano la “non idoneità del club a partecipare alla Uefa Conference League 2023-2024”, negandogli così il diritto a partecipare alle competizioni europee che si è discretamente guadagnato sul campo».
«Gli ispettori Uefa ritengono che la sentenza della Corte Suprema che condanna diversi ex dirigenti del club sia motivo sufficiente per escludere l’Osasuna, nove anni dopo i fatti, dalle competizioni europee. Questo, nonostante la stessa sentenza sia il prodotto della denuncia fatta dagli attuali dirigenti del club nel 2015 e il risultato dell’operato dell’Osasuna come procura privata durante tutto il procedimento giudiziario per perseguire coloro che hanno dirottato, per scopi poco chiari, denaro dall’ente».
«Il club non condivide i criteri dell’Uefa, ricorrerà in Commissione d’Appello e annuncia che si batterà legalmente, fino alle ultime conseguenze, per difendere i propri diritti. Forti con i deboli e deboli con i forti, i tribunali Uefa non hanno voluto tenere conto del fatto che sono stati gli stessi tribunali spagnoli a dichiarare letteralmente che l’Osasuna è stato vittima del dirottamento di denaro operato da alcuni suoi ex dirigenti alle spalle del massimo organo di governo dell’ente, l’Assemblea, e dei meccanismi di controllo del club stesso».
«Con questa decisione la Uefa intende sanzionare nuovamente l’Osasuna nella figura dei suoi attuali dirigenti, che sono proprio coloro che hanno sporto denuncia in tribunale, avviando l’iter giudiziario per recuperare il denaro sottratto illecitamente dai conti dell’ente e ripristinarne la regolarità. nome. Forse siamo di fronte all’unico caso noto nella storia recente del calcio europeo in cui un club processa alcuni suoi ex allenatori, attualmente in attesa di reclusione. Bisogna anche ricordare che quella stagione l’Osasuna era retrocesso in Seconda Divisione e che, successivamente, stava per scendere di un’altra categoria. Il club ha dovuto cedere tutti i suoi beni per saldare parte dei suoi debiti mentre i nuovi dirigenti hanno ipotecato le loro case, i loro fondi e i loro piani pensionistici per reindirizzare il corso dell’entità. È a quella gente, a un club che oggi i suoi accusatori non resisterebbero in una prova esemplare; e ad un hobby che ha vissuto con angoscia la quasi scomparsa della propria squadra, oggi punita».
«Un danno d’immagine che si è verificato anche con il silenzio dei principali organi del calcio spagnolo, Rfef compresa. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a continue fughe di interessi, a livello nazionale, verso alcuni organi di stampa e giornalisti per costruire una storia che sacrificava i deboli a favore dei forti. Indiscrezioni che già il 7, giorno in cui l’Osasuna ha appreso dell’avvio delle indagini, hanno assicurato categoricamente che la fine dell’intero processo sarebbe stata l’espulsione del club rojillo dalle competizioni europee. E con quell’orizzonte, sapendo che le fughe di notizie non provenivano da fonti lontane dalle organizzazioni che dovevano garantire la neutralità del processo, l’Osasuna da allora ha lavorato».
«Siamo preparati al peggio, ma non dobbiamo abbandonare il motto che ci ha accompagnato nella ricostruzione del club negli ultimi nove anni: l’Osasuna non si arrende mai. Difenderemo i nostri diritti e quelli dei nostri tifosi»