Il romanzo della scrittrice napoletana è alla sua seconda edizione. Narra la storia della famiglia De Sanctis, nove generazioni unite assieme da tre secoli
Era uscito in sordina sotto Natale ed a crederci c’era solo lui il libraio-editore Raimondo Di Maio della “Dante&Descartes”, per tutti Don Raimondo dopo che Erri De Luca ne aveva fatto un personaggio di un suo romanzo. Stiamo parlando de “L’uomo che attraversò tre secoli” (pagg. 272, euro 15; Libreria editrice “Dante&Descartes”), l’esordio letterario – fulminante – della scrittrice partenopea Emma de Franciscis.
Ora Di Maio annuncia la seconda edizione che per una piccola casa editrice come la sua vale come un quarto di Champions. Poi l’annuncio che questa piccola vittoria sarà festeggiata a Sorrento il 5 di luglio alla Libreria Tasso con una festa per i lettori vacanzieri e della Costiera sorrentina alla presenza dell’autrice, dell’editore e del lettore qualificato Angelo Trifari.
Un romanzo come oramai non si usa più per innamorarvi della narrativa, quella che fa rima con magia e felicità? È quello che fa per voi.
Dagli anfratti della memoria di una ragazzina – Nina – emerge la saga dei Baroni De Sanctis che attraverso un loro rampollo Costanzo – nonnissimo della io narrante – rivivono nello splendore di Torre del Lago, paesino dell’Abruzzo tra la Maiella ed il lago, dove hanno origine la loro schiatta e le loro fortune. Albenice che amava la sua famiglia e la teneva unita tramite le sue preghiere in Cappella; Arturo, il più preveggente della stirpe che sapeva prevedere il tempo atmosferico ma anche le conquiste che avrebbe portato al progresso nello Stato italiano. Tutta questa striscia generazionale ha in Costì – bisnonno della bambina Nina nata alla fine degli anni 70 del Novecento – il suo punto di sutura e di unione: che tra il Rione Pigna romano e Torre del Lago terrà insieme nove generazioni unite assieme da tre secoli con poche regole scrupolosamente seguite e con il dono dell’altruismo.
La De Franciscis racconta tutto questo con il gioco dei background che mentre cambiano l’io narrante e si naviga nei secoli diluiti della famiglia de Sanctis non distoglie l’attenzione del lettore – anch’esso felice -, né lo confonde. Merito anche di una lingua veloce e precisa – pur nella sua classicità – che ha il profumo della modernità innervata su una base colta e popolare.
Un’altra scoperta – la scrittrice de Franciscis che nella vita fa anche l’architetto – di Don Raimondo Di Maio, forse l’ultimo librario-editore partenopeo, che sa fiutare i venti dell’autentica narrazione come il Barone Arturo della narrazione.