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«Mourinho è un nichilista irritante. L’arbitro inglese s’è preso l’ultima parola contro di lui» (Guardian)

“A Mourinho non importa nient’altro che vincere. Non il gioco, non il pubblico, non un’idea ingenua di decenza. E stavolta ha perso”

«Mourinho è un nichilista irritante. L’arbitro inglese s’è preso l’ultima parola contro di lui» (Guardian)
Mg Budapest (Ungheria) 31/05/2023 - finale Europa League / Siviglia-Roma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Jose’ Mourinho

José Mourinho è un nichilista. A Mourinho non importa nient’altro che vincere. Non il gioco, non il pubblico, non un’idea ingenua di decenza“.  E ora che Mourinho ha perso dall’Inghilterra si tolgono qualche sassolino dalle scarpe. L’avevano spedito in Italia come un “pacco”, e la sconfitta lo Siviglia permette, per esempio a Jonathan Wilson sul Guardian, di ricordare perché.

“Abbiamo riso di lui che indossava un microfono – scrive – di lui che si è steso su Daniel Levy con il disprezzo che solo lui può raccogliere, avanzando in semifinale con un xG di 0,03. Classic José, dicevamo con un sorriso. Ma è ancora lì che combatte la sua brutta battaglia. Ancora irritante, provocatore. E poi guardi davvero giocare la sua Roma e, come si è scoperto, perdi. E questo è terribile”.

“Per la Roma, senza dubbio, il fine avrebbe giustificato i mezzi. Se avessero vinto, questo sarebbe stato il loro più grande successo internazionale e quello sarebbe stato tutto ciò che contava, tutto ciò che avrebbero ricordato. Mourinho, dopotutto, è adorato dai tifosi della Roma a un livello sconcertante per coloro che hanno assistito alla sua ultima stagione al Real Madrid o altro in Inghilterra dopo aver vinto il campionato con il Chelsea nel 2015″.

“Il brontolone, nemmeno il burbero di livello Mourinho, basta a fermare il Siviglia in questa competizione: dal 2006 ha disputato sette finali e le ha vinte tutte. Forse il Siviglia in Europa League è semplicemente una forza che non può essere fermata, ma è difficile non pensare che la Roma avrebbe potuto avere una possibilità migliore giocando a calcio rispetto a qualunque cosa fosse a cui ha portato il gioco”.

Insomma, scrive Wilson, alla fine Mourinho ha perso nonostante o anche per la sua stessa guerriglia: “Non è stato il primo allenatore a considerare la conferenza stampa come un campo di battaglia. Non è stato il primo a insistere sul fatto che il nero era bianco, a litigare per qualche nefasto scopo più grandioso, a gridare alla cospirazione a ogni battuta d’arresto. Non è stato solo lui ad avvelenare il discorso, a garantire che la stragrande maggioranza delle interazioni sui social media sul calcio sarebbe stata infettata da un tribalismo con un occhio solo. Ma di certo non ha aiutato”.

“E così la sua squadra e il suo staff dietro le quinte contestano ogni decisione. Ogni volta che ottengono un calcio di punizione, chiedono ulteriore punizione sotto forma di cartellini gialli. In questa stagione sono stati mostrati 13 cartellini rossi ai componenti della panchina della Roma, siano essi allenatori o vice. Questa non è una coincidenza; è un piano, un’azione orchestrata per fare pressione sugli arbitri e far pendere la bilancia delle decisioni. Il Siviglia era tutt’altro che innocente, ma ugualmente la sensazione era che la loro abilità di gioco fosse una reazione a quella della Roma”.

La tesi qui è: povero arbitro Taylor, a malapena sopravvissuto a Mourinho. Non peraltro Taylor è inglese. E qui c’è tutta la malizia del mondo nel sottolineare che alla fine, dopo una partita infinita “è stato lui ad avere l’ultima parola” facendo ripetere il rigore decisivo degli spagnoli. “Gli 11 minuti e 20 secondi di recupero del secondo tempo supplementare – ovvero il 75,5% del totale – sono sembrati ancora una volta una vittoria per il rifiuto di Taylor di accettare le prevaricazioni della Roma. Anche se una sconfitta anche per il calcio“.

Alla fine, dopo il corteo a raccogliere il saluto dei tifosi, e la medaglia sfilata dal collo, ecco “in quel momento, Mourinho somigliava a David Cameron la mattina delle sue dimissioni“.

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