Il presidente: “Delle 115 accuse non posso parlare, ma appena potrò mi sentirete. Ho cose molto forti da dire”
Dice Khaldoon al-Mubarak che ad un certo parlerà di quelle 115 accuse di infrazione economica che pendono sull’onore del suo Manchester City. E che quando lo farà, lo farà bene: “Ho cose forti da dire al riguardo”. Ma il presidente del City e di un impero finanziario diretto derivato dagli Emirati Arabi, dice anche che tocca aspettare. Nel frattempo parla orgoglioso della sua creatura, per così dire.
“È molto frustrante perché quelle accuse prendono moltissimo del grande lavoro che abbiamo fatto in questo club e non solo sul campo di calcio. Quello che questi giocatori hanno raggiunto quest’anno, il triplete, è incredibile. Spero che le persone si concentrino e li giudichino per il loro calcio e per ciò che stanno ottenendo in campo e per ciò che stanno ottenendo in ogni competizione in cui si trovano. Questa è la realtà”.
“Il club nel suo insieme è ben gestito, è molto ben gestito. Oggi il valore di questo gruppo supera i 6 miliardi di dollari. Abbiamo creato un valore enorme: abbiamo portato investitori di livello mondiale. Perché? Perché qui abbiamo una macchina commerciale che è una delle migliori al mondo. I nostri dirigenti li vogliono migliori team del mondo, sempre”.
Mubarak ha descritto il City come “il brand di calcio numero 1 al mondo. Il club genera entrate enormi. Guardate i nostri numeri in termini di ciò che produciamo, della nostra accademia, dalla nostra prima squadra… Possiamo andare avanti per mezz’ora solo dandovi i dati in termini di spesa netta nell’ultima stagione, spesa netta negli ultimi tre anni, negli ultimi cinque anni, negli ultimi 10 anni. Guardate ognuno di questi dati e poi vediamo se la gente parla di noi come quelli che spendono di più o come la squadra più grande del mondo”.
“Guardate cosa abbiamo quest’estate: abbiamo il Community Shield , la Supercoppa, il Mondiale per club. E noi vogliamo vincerli tutti”.
Mubarak dice che lui, Guardiola, l’amministratore delegato Ferran Soriano, e il direttore del calcio Txiki Begiristain, “ci siamo guardati l’un l’altro e ci siamo detti: ‘OK, ora dobbiamo farlo di nuovo’“.