A Le Parisien: «Per il momento mi sento in gran forma, la pensione non è un argomento all’ordine del giorno. Voglio giocare ancora due o tre stagioni».
Le Parisien intervista il centrocampista campione del mondo del 2018 Steven Nzonzi. A 34 anni, terminata la sua avventura in Qatar, all’Al-Rayyan, Nzonzi è alla ricerca di nuove sfide e nuove esperienze. Dice di volersi divertire ancora per due o tre stagioni, o magari di più, se il suo corpo glielo consentirà. Non pensa minimamente alla pensione.
«Per il momento mi sento in gran forma fisicamente e la pensione non è un argomento all’ordine del giorno. Voglio dare priorità al piacere. A 34 anni mi sento ancora pienamente coinvolto nel mio lavoro, nella mia passione. Ho ancora voglia di fare due o tre stagioni o anche di più se il mio corpo me lo consentirà».
È possibile un ritorno in Europa e soprattutto in Francia? Nzonzi:
«E’ una possibilità. Mi piaceva giocare in Ligue 1, a Rennes. In Francia o altrove, non mi importa, finché continuo ad amare il calcio».
Hai già contatti con qualche club?
«Il mio entourage sta discutendo con alcuni club. Per ora sono in vacanza. Avrò il tempo di esaminare più attentamente tra qualche settimana se emergerà un progetto concreto».
A Nzonzi viene chiesto se potrebbe interessargli anche l’Arabia Saudita, scelta da campioni come Ronaldo, Benzema e Kanté. Non esclude la possibilità.
«Perché no. Penso che questa destinazione piacerà a sempre più giocatori. La Saudi Pro League sembra essere in piena evoluzione. Quando recluti Cristiano Ronaldo invii un segnale positivo alla concorrenza. Gli arrivi di Karim Benzema e Kanté partecipano a questa crescente attrazione. Non vanno lì solo per contratti molto belli, ma anche per continuare a vincere trofei».
In L1 spesso non si scommette sui giocatori alla fine della loro carriera. Viene chiesto a Nzonzi cosa vorrebbe dire a un dirigente in merito a questo.
«L’età non conta molto. Un allenatore o un direttore sportivo ha abbastanza risorse per analizzare la carriera di un giocatore, la sua storia di infortuni, il suo rapporto di partite giocate, le sue statistiche atletiche (chilometri percorsi e corse ad alta intensità) nelle ultime cinque stagioni. Alla luce di questi dati, si può facilmente giudicare la sua capacità, o meno, di evolvere ad un livello elevato».
Sull’esperienza in Qatar:
«Uscivamo da un periodo delicato dopo il Covid. Avevo ricevuto alcune offerte in Europa. Non mi pento di niente. Ho fatto progressi, ho completato due stagioni. Prima non ero un gran chiacchierone nello spogliatoio. In Qatar ho sentito di più il bisogno di comunicare con gli altri. Questa esperienza mi ha fatto crescere come persona».