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Pappalardo: «Convinsi Battisti a fare surf, aveva paura di affogare, restava sempre vicino alla riva»

Al CorSera: «Il vocione comparve a 14 anni. Quando dissi a mio padre elettricista che volevo cantare rispose: “Mi prenderà in giro tutto il paese”».

Pappalardo: «Convinsi Battisti a fare surf, aveva paura di affogare, restava sempre vicino alla riva»

Il Corriere della Sera intervista Adriano Pappalardo. In carriera ha scelto di non usare un nome d’arte. Pappalardo racconta come mai, partendo dal contratto firmato con Mogol.

«Alla firma del contratto, Mogol era dubbioso. “Pappalardo sembra uno che vende cavalli alle macellerie”. Propose Adrian Peppard. Lucio (Battisti, ndr) non era convinto. “Senti Giulio, questo è grande e grosso, ha gli occhi piccoli e neri e un gargarozzo che pare l’ottavo colle di Roma, lasciamogli il suo. O fa il botto o il pubblico lo manda a quel paese”».

Pappalardo racconta che il vocione che lo caratterizza comparve quando aveva 14 anni.

«Boh, verso i 14 anni, mica a cinque. Quando dissi a mio padre Giuseppe, elettricista, che volevo cantare, rispose: “Mi prenderà in giro tutto il paese”. Facevo il liceo classico con la media del sei, a parte 4 in condotta e 8 in greco. Al terzo anno smisi di andarci. Uscivo alle 8 e mi nascondevo da zio Franco che suonava il bombardino nella banda, mi rimettevo a dormire fino a mezzogiorno, facevo colazione e tornavo a casa all’una e mezza. Quando portai la pagella con “Non classificato”, papà mi tirò una scarpa».

Pappalardo è stato grande amico di Lucio Battisti, che nel 1972 scrisse per lui «È ancora giorno».

«Abitava a cento metri da me. Andavamo a fare surf a Bracciano, lui era bravo, ma restava sempre vicino alla riva. Un giorno gli proposi di arrivare ad Anguillara. “Sei matto?” Aveva paura che cadessi e affogassi. Ce l’abbiamo fatta. E non l’ho mai visto così felice».

Lo convinse a correre:

«Lucio era piazzatello, aveva le gambe grosse, io già correvo la 10 km. “Puoi farlo anche tu, ti alleno io”. “No che mi viene l’infarto”. Si convinse. Dopo due mesi si presentò con una ruota contametri. Ai 5 km mi abbracciò».

Negli studi della Rca Pappalardo conobbe un sacco di gente.

«Lucio Dalla suonava il piffero e faceva strani vocalizzi. Claudio Baglioni cantava le stornellate: “Me so magnato er fegato…”. Una sera, al Cenacolo, ritrovo per artisti, vidi Ennio Melis giocare a carte con un capellone con i RayBan. “Ma chi è?”, chiesi. “Venditti, ha scritto un pezzo forte, Roma Capoccia, questo sfonda”. Antonello è uno dei due amici veri nella musica. Tempo fa l’ho incontrato a via Cola di Rienzo, lui a piedi io in auto, dietro c’era il dobermann di mia moglie, che gli si è lanciato addosso. “Ahò, a momenti me stacca ‘na mano”».

Pappalardo sulla sua canzone cult: Ricominciamo.

«Ho venduto 5 milioni di copie. Con la versione spagnola Recomencemos ho battuto pure Julio Iglesias».

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