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Rocchi: «Non abbiamo problemi a far ascoltare i dialoghi arbitro-Var»

A Rai Radio 1: «Verranno diffusi anche quelli più controversi. Spesso nel rapporto arbitro-var è la comunicazione che frega».

Rocchi: «Non abbiamo problemi a far ascoltare i dialoghi arbitro-Var»
Db Bergamo 23/11/2019 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianluca Rocchi al Var, quando arbitrava

Gianluca Rocchi, designatore degli arbitri di Serie A, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Anch’io Sport, su Rai Radio 1. Tanti i temi trattati. Rocchi ha parlato della volontà di fare più conferenze stampa con maggiore frequenza per rendere noto il pensiero degli arbitri, tanto per cominciare.

«L’obiettivo è fare più conferenze stampa, farne con più frequenza. Pacifici la pensa come me, quando abbiamo modo di spiegare una situazione abbiamo risolto un problema. Ma al termine delle gare non trovo corretto farlo fare agli arbitri, non perché non ne siano in grado ma perché quando l’adrenalina è ancora alta non c’è nemmeno tanta voglia di ascoltare il motivo per cui l’arbitro ha commesso o meno un errore. L’unica cosa che la gente vorrebbe sentire è ‘sì ho sbagliato’, ma avremmo risolto poco. Il problema se hai sbagliato o meno ma il perché. La soluzione è avere uno spazio nostro ogni 15 giorni o una volta al mese nel quale possiamo spiegare gli episodi».

Rocchi ha intenzione di rendere noti i dialoghi arbitro-Var, anche quelli più controversi. Gli arbitri non hanno segreti da nascondere, ha detto.

«Verranno diffusi anche quelli più controversi. Non abbiamo nessun segreto. Abbiamo chiesto di lavorare ai ragazzi di lavorare sulla pulizia della comunicazione, in modo da poter ascoltare dialoghi puliti. Ma non abbiamo problemi a far ascoltare tutto. Il problema è spiegare il perché è stato commesso. E spesso abbiamo scoperto che nel rapporto arbitro-var è la comunicazione che frega».

Rocchi continua:

«da due anni abbiamo lavorato per portare gli arbitri ad una linea preposta ad dirigere partite europee, cercando una fluidità di gioco. I risultati sono molto positivi, numeri alla mano. Ma il campionato italiano non è la Champions League, e dobbiamo adattarci. Io avevo capito due anni fa che la linea che avevamo sui rigori non era corretta, per esempio. Abbiamo anche allargato la forbice a 45 arbitri che hanno diretto almeno una partita di Serie A. Possiamo sicuramente migliorare nella continuità di rendimenti, abbiamo avuto qualche scivolone di troppo. Mi rivolgo ovviamente ai più giovani, che hanno avuto tantissime opportunità. Hanno avuto fiducia anche dai club, c’è un’accettazione di base anche da chi riceve il servizio. L’organico è da ridurre in maniera drastica, perché in questo momento ci sono circa 10 arbitri oltre i numeri corretti. Dobbiamo tornare ad avere 40-42 arbitri, quest’anno scenderemo di tre. Il taglio è un lavoro molto faticoso, ma servono più presenze per farli crescere. Stiamo cercando di dare un ruolo tecnico agli assistenti, perché la tecnologia ha invaso tantissimo la loro area di competenza. Devono diventare come due arbitri aggiunti. Sarà un motivo di selezione».

Sul tempo effettivo, Rocchi:

«Non lo dettiamo noi arbitri, lo dettano i calciatori. Massa ha diretto Spezia-Fiorentina, che risulta essere la partita con il tempo effettivo inferiore, scarsi 45 minuti. E un mese dopo ha diretto Juve-Lazio con 61 minuti di tempo effettivo. Lo stesso arbitro. I 60 minuti che sta raggiungendo la Champions per noi sono un obiettivo, ma vedete ritmi e qualità di gioco che sono da Champions. Noi abbiamo lavorato molto sulle perdite di tempo, sul limare le on-field review che a volte sono dei calvari. Noi possiamo fare fino ad un certo punto. Noi dobbiamo fluidificare il gioco, e non far perdere tempo».

Rocchi ha espresso anche un parere sul ritorno di Rudi Garcia in Serie A, sulla panchina del Napoli:

«Torna Garcia? Ricordo il suo violino… Se avessi avuto la tecnologia quel violino non lo avrebbe fatto: avrei avuto più facilità di risoluzione dei problemi. E quella fu una di quelle partite nelle quali rimpiango di non aver avuto la tecnologia. Gli do il benvenuto, è un grande allenatore, e mi fa piacere ritrovarlo».

Infine, ha commentato anche le intemperanze di Mourinho e in generale quelle dell’intera categoria degli allenatori del massimo campionato italiano.

«Non esiste un problema Mourinho, né personale né di categoria. Ma mi riferisco a tutti gli allenatori: chiederemo in futuro più comportamenti corretti in panchina, e quest’anno le cose sono migliorate. La mia prima stagione fu un dramma da questo punto di vista. Anche perché comportamenti non corretti comportano gli stessi comportamenti in campo: il nervosismo sale e chi in campo vede le panchine agitarsi non ha lo stesso atteggiamento di prima. Dobbiamo combattere questo malcostume, che non è solo italiano. La strada da seguire è la severità».

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