Al Corsera: «Ero in classe con Ghira quello del massacro del Circeo. A Abbey Road Linda McCartney girava con la figlia e una canna: “vuoi fumare?”»

Alberto Fortis intervistato dal Corriere della Sera. Il Corriere ricorda quando negli anni Ottanta Fortis era in classifica dietro solo Michale Jackson e i Dire Straits
L’incontro più significativo e folle?
«Con Paul McCartney negli studi di Abbey Road dove entrambi stavamo registrando. Era un luogo organizzato in maniera molto british, durante la pausa ci si vedeva tutti in mensa. Io avevo la tremarella quando parlai con lui ma nonostante l’enorme successo fui colpito dall’aspetto friendly da ragazzotto di Liverpool; fu molto affabile, gentile. Poi arrivò la moglie Linda con Stella bambina in una mano e una canna enorme nell’altra: would you like some joint? Mi chiese se volevo fumare come se fosse la cosa più naturale del mondo».
Nato e cresciuto a Domodossola, medie e liceo al famigerato collegio Rosmini.
«Era molto duro, lì per lì ho odiato quel posto ma oggi lo ringrazio per la formazione che mi ha dato. Tra i compagni di scuola avevo principi e conti, ma anche gente da “raddrizzare” tipo Andrea Ghira, quello del massacro del Circeo. Lo mandarono via dopo un anno e mezzo».
A 20 anni il primo contratto con Rca. Un sogno che diventa incubo però…
«All’inizio provai una felicità indescrivibile, ma ai tempi la politica consolidata era di mettere i giovani promettenti sotto contratto per non farli andare in altre case discografiche».
La tengono fermo per due anni e mezzo.
«Io scalpitavo, avevo la promessa di realizzare la mia prima opera, ma niente. Era un tempo enorme, così sbottai con le famose canzoni Milano e Vincenzo e A voi romani».
Nella prima se la prendeva con il discografico Vincenzo Micocci (poi avete fatto pace): «Io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere». Nella seconda cantava: «E vi odio voi romani / Brutta banda di ruffiani e di intriganti / Siete falsi come Giuda, e dirvi Giuda è un complimento».
«Nacquero quasi di getto, dall’incazzatura dell’epoca. A voi romani fu un casus belli. I due obiettivi erano la discografia che faceva male al sistema e l’apparato socio-burocratico di Roma che per un ragazzo giovane e ingenuo come me era inconcepibile».
Baudo non la prese bene.
«Ero andato a fare un’intervista in Rai, finisco e sento la sua voce inconfondibile: Ma chi è questo incivile? Lo voglio vedere, lo voglio incontrare! Ci incontrammo e lui capì che non ero un bifolco, siamo anche diventati amici. Certo quella canzone mi ha causato parecchi problemi, fui marchiato con la lettera scarlatta ai piani alti della discografia e della Rai».
Quando lo stigma autoimpresso è stato superato?
«Anche chi mi metteva i bastoni tra le ruote ha dovuto cedere alla legge “triste” dei numeri, il successo mi aprì diverse porte».