Il figlio dell’ormai più noto Alain ha svolto il lavoro alla Harvey Keitel. Ha ripulito la casa e se l’è cavata con poco, in Italia e in Europa
Alla Juventus è andata di lusso. In Europa e in Italia. John Elkann – da qualche giorno solamente il figlio di Alain l’uomo che ha ricordato a tutti che cos’è l’egemonia culturale degli Agnelli: gli è bastato un articolo di giornale per far parlare di sé e per giorni l’intero Paese -, John Elkann dicevamo, ha impiegato nove mesi esatti per archiviare il cugino Andrea. Era il 28 novembre del 2022, verso sera, che Andrea Agnelli fu dimesso dal cda della Juventus. Il direttore di Sky Sport Federico Ferri fu chirurgico nell’analisi della situazione:
«A livello aziendale è un momento grave come quello del 2006. La Juve cambia strategia di fronte al processo Prisma. La notizia è la fine dell’era Agnelli, possiamo dirlo con certezza».
E ancora:
«Sono dimissioni definitive, non è che sono formali per tornare indietro».
E oltre:
La prospettiva è un rinvio a giudizio, un processo, e quindi la Juventus cambia strategia di fronte all’inchiesta della Procura sul falso in bilancio. C’è in ballo qualcosa di molto grosso. È stata richiesta una misura cautelare, fin qui non concessa. La proprietà deve prendere decisioni per difendere l’azienda. È in arrivo con tutta probabilità un rinvio a giudizio. Ci sono le intercettazioni, abbiamo avuto i dettagli dell’inchiesta. Non c’entra nulla con la parte sportiva. Ma c’entra col futuro aziendale della Juventus. Il livello di emergenza dal punto di vista della proprietà, di senso di responsabilità della proprietà, il paragone è con il 2006».
L’altro passaggio era quello relativo alla Uefa, al mancato rispetto dei patti e soprattutto alla rottura politica e personale con Ceferin per la Superlega che – pur essendo come tutte le più belle cose – durò ugualmente solo un giorno come le rose.
Nove mesi dopo, oggi è il 28 luglio, il pulitore John Elkann può dire di aver portato a termine l’operazione Harvey Keitel. Ha pagato i debiti contratti dal cugino. Ora sono tutti lì, nero su bianco. Qualche juventino ottuso – di certo non mancano – e qualcuno finto ingenuo potranno fingersi prefiche e battersi il petto di dolore. La verità è che la Juventus in Italia ha evitato la Serie B, se l’è cavata con una salomonica penalizzazione, e in Europa – grazie soprattutto all’abiura Superlega – ha ottenuto il minimo sindacale: un anno di stop (la Conference League, capirai) e dieci milioni di euro che diverrebbero venti in caso di mancato rispetto degli accordi per i bilanci futuri. Ovviamente il club si è affrettato a comunicare che non farà ricorso, è mancato poco che il testo fosse corredato di coriandoli.
La Juventus si è rimessa in carreggiata. Certo ha qualche ammaccatura. Il minimo sindacale. Poi sarà il tempo a rivelarci se il piano – al termine della pulizia – porterà alla vendita del club. Intanto il libro Andrea Agnelli può dirsi definitivamente chiuso. Stasera il figlio di Alain Elkann potrà stappare una bottiglia di quelle buone. Ovviamente non sapremo mai se accosterà il termine lanzichenecco all’operato del cugino.