I prezzi delle partite aumentano e un’intera generazione di persone viene tagliata fuori, come se solo i ricchi meritassero cose buone

Sul Guardian, Jonathan Liew scrive di caro biglietti, una tendenza sempre più diffusa e contro la quale è necessario alzare la voce, scrive, perché si sta rasentando il ridicolo: i biglietti per gli eventi sportivi diventano sempre più inaccessibili e l’esperienza di assistere allo sport, adesso, sembra essere riservata solo a pochi eletti.
Liew fa l’esempio del Tottenham che ad aprile ha bloccato i prezzi degli abbonamenti per la stagione 2023-24 per andare incontro alle diverse esigenze dei tifosi in conseguenza dell’aumento del costo della vita. Salvo poi, dopo tre mesi, la settimana scorsa, aumentare “silenziosamente” i prezzi dei biglietti del 20%: il biglietto più economico per guardare le partite casalinghe contro i Wolves o il Nottingham Forest ora costa 48 sterline e in molti settori non ci sono nemmeno sconti per bambini. Ai tifosi scontenti il Tottenham ha risposto che i prezzi dei biglietti per le sue partite sono in linea con quelli delle altre squadre londinesi.
Liew scrive:
“Se sei un fedele tifoso degli Spurs che vuole vederli dal vivo, sei in trappola. Qual è un prezzo equo per un biglietto? È esattamente quello che dice il club, e lo sborserai finché sarai in grado di farlo: non si tratta tanto di pagare quello che puoi, ma di pagare finché non puoi. Una volta che non genererai più un valore finanziario sufficiente per Enic Group, il club ti sostituirà con qualcuno più ricco. Forse quel qualcuno più ricco eri tu una volta. Bene, cerchio della vita e tutto il resto”.
Gli Spurs non sono che un esempio, perché tutti i club si comportano allo stesso modo e questo accade anche nella Formula Uno e nel tennis.
“In un certo senso si tratta di un processo in atto da anni, un lento ribollire di avarizia e speculazione, una graduale pulizia socio-economica del pubblico sportivo”.
“Le persone che praticano lo sport adorano parlare di tutto il bene che fa lo sport, di quanto insegni i valori, di come sia fonte di gioia, meraviglia e ispirazione ed espressione di orgoglio locale e nazionale, estensione dell’identità, spazio sicuro, come pilastro della comunità. E allora cosa dire di uno sport quando cerca di corteggiare il pubblico più ricco possibile, quando alza le sue barriere all’ingresso, quando un’intera generazione di persone – sproporzionatamente giovani, sproporzionatamente non bianche – viene tagliata fuori? Forse che solo i ricchi meritano cose buone. Forse il valore di una persona è legato alla sua capacità di pagare qualcosa”.