A Specchio: «Dissi no per due mesi, poi raggiunsi la produzione a Parigi. Tre giorni spesata di tutto. Volevo comprare delle scarpe in centro, mi tennero sei ore a parlare del film»

Su Specchio un’intervista a Corinne Clery, al secolo Corinne Marie Picolo. Storica la sua interpretazione in Histoire d’O, di cui parla.
«Avevo 23 anni, ero fotomodella, avevo un figlio di sei anni e stavo per sposarmi. Il mio agente mi parlò di questo film importante che mi avrebbe cambiato la vita, che sarei diventata una star, gli dissi ‘non voglio’ e ho continuato a dire no per due mesi, con questi del film che mi telefonavano quaranta volte, finché non cedetti».
Non voleva girarlo perché si riteneva «naive», un’ingenua, proveniente da una famiglia borghese con un padre manager alla Reader’s Digest e una «mentalità molto aperta, sia me che i miei genitori».
Alla fine la Clery accettò la proposta, dopo essere stata invitata a Parigi dalla produzione.
«Tre giorni spesata di tutto: volevo comprarmi un paio di scarpe in centro e invece mi tennero a parlare sei ore del film. Qualcuno ha suonato, era Carlo Ponti con il contratto già firmato da un’altra attrice. Mi avevano fatto nascondere in uno sgabuzzino, tra le scope, e sentivo tutto: Ponti andò su tutte le furie quando gli dissero che volevano me per quella parte».
L’altra era Dalila Di Lazzaro, sua amica, che da quel momento non le parlò più.
Oggi la Clery si dedica al giardinaggio e all’arredo.
«Passo il mio tempo nella campagna di casa mia, faccio giardinaggio e mi occupo molto della casa, gli oggetti, l’arredo. In genere al mattino alle sei e mezza mi alzo per curare il giardino».
E le piace cucinare, mescolando tradizioni italiane a quelle francesi.
«Faccio degli spaghetti alle vongole meravigliosi e poi per il bollito mischio un po’ italiano e un po’ alla francese. Mi vengono bene anche le crepes».