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Ferradini: «Teorema? Dedicata a Teresa, che mi fece soffrire. Quando l’ascoltò mi disse: “Sei uno stronzo”»

Al CorSera: «Per tutti sono quello di Teorema, anche se ho scritto almeno 50 canzoni solo d’amore. Ma se non canto quella mi tirano le freccette».

Ferradini: «Teorema? Dedicata a Teresa, che mi fece soffrire. Quando l’ascoltò mi disse: “Sei uno stronzo”»

Sul Corriere della Sera un’intervista a Marco Ferradini, autore di “Teorema“, uno dei pezzi più famosi della canzone italiana. Ferradini ne racconta la gestazione: la canzone è nata perché fu lui ad essere trattato male da una donna, non il contrario, come consiglia di fare in Teorema, appunto.

Chi l’ha trattata male?

«La stessa donna a cui ho dedicato la canzone, Teorema. Una prima opera che mi ha travolto. Per tutti sono quello di Teorema. Invece ho scritto tante canzoni, una cinquantina soltanto quelle d’amore».

Teresa ha saputo che Teorema era dedicata a lei? Ferradini:

«Sì gliel’ho fatta sentire appena composta. Mi ha risposto: ‘Sei uno stronzo’».

Perché Teorema ha avuto tanto successo? Ferradini:

«La gente si identifica, siamo fatti tutti allo stesso modo. Diamo per scontato un amore infinito, invece quando c’è qualcuno che non ci degna di uno sguardo siamo attratti, vorremmo conquistarlo. È una questione di bassa psicologia. E poi conta il periodo».

Dopo Teorema che cosa ha fatto?

«Ho continuato a cantare, nella mia vita non so più quanti tour ho fatto. Ho scritto molte canzoni, tra queste ce ne è una a cui tengo: “Lupo solitario”, è diventato un cult dei camionisti. Parla di chi viaggia di notte per portare la musica».

Poi ha detto di aver scritto tante canzoni d’amore… Ferradini:

«Sì, ma poi si ritorna sempre a quella, non ne esco. In un concerto se non canto Teorema mi tirano le freccette».

Che effetto le fa?

«Sia ben chiaro, io ci sguazzo perché senza Teorema non avrei potuto fare quello che ho fatto dopo».

Ferradini ha fatto anche il vocalist.

«Ho lavorato con Eros Ramazzotti. Mina, Toto Cutugno, Giorgio Gaber, Pupo. E poi, fantastiche, le sigle dei cartoni animati. Tutte quelle degli anni Ottanta. Per dirne alcune: Tex Willer, Daitarn3, Mazinga, Ufo Robot. A un certo punto di Ufo Robot si sente dire: “Lame Rotanti”, “Alabarda spaziali”. Bene quella è la mia voce».

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