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Handanovic: «Dopo 11 anni sono amareggiato e triste, questo è un arrivederci»

Su Instagram: «Non so se riesco a descrivere tutto ma nello stesso tempo sono felice di avere reso un sogno realtà per tanto tempo»

Handanovic: «Dopo 11 anni sono amareggiato e triste, questo è un arrivederci»
Db Napoli 12/02/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Samir Handanovic

Il lungo addio di Samir Handanovic dopo 11 anni insieme all’Inter. Ne ha visti di giocatori passare, alcuni potenziali fenomeni, altri solo comparse. Ha visto diversi giocatori passarsi la fascia da capitano fino a quando poi la fascia l’ha messa al suo braccio.

Su Instagram ha voluto salutare tutti i tifosi e ringraziare la società, non senza un pizzico di amarezza per il mancato rinnovo:

«Dopo 11 anni non so se riesco a descrivere tutto… ci provo, perché sono amareggiato e triste ma nello stesso tempo felice di avere reso un sogno realtà per tanto tempo.
L’Inter, lo stadio di San Siro, i tifosi e quel brivido quando lo stadio spinge mi mancheranno.
Ti insegnano e lasciano il segno, ti spiegano cosa sono passione e coraggio e perché ogni giorno bisogna sacrificarsi per provare certe emozioni».

 

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Handanovic ha promesso ai tifosi che un giorno ritornerà in nerazzurro:

«Tante battaglie, sfide vinte e sfide perse, delusioni e gioia. Essere se stessi per me conta più di tutto nel nostro mondo (calcistico intendo) degli ipocriti, ho cercato di essere uomo prima di calciatore.
Ringrazio tutti. I compagni di tanti anni in nerazzurro, allenatori, staff, medici, fisioterapisti, magazzinieri tutti i collaboratori, i presidenti e i dirigenti di questi anni che sono stati così diversi, che ho vissuto in maniera così profonda e con un senso di appartenenza così forte da non poterlo immaginare prima. Ringrazio il nostro angolo di magazzino dove si vincevano partite perse e festeggiavano quelle vinte, anche se tanti non capiranno mai…

Un ringraziamento speciale lo voglio dedicare alla Curva Nord. Oltre all’amore per questi colori ci ha accomunati il modo diretto, pratico, onesto e coerente di vedere il calcio che non è quello di parole e chiacchiere. L’attitudine. Perché ho sempre avuta chiara in me la consapevolezza della differenza e del differente rispetto che merita chi paga per giudicare e commentare, anche sbagliando, e chi per farlo, nei diversi modi possibili, viene pagato. Quanto orgoglio avere indossato questa maglia e questa fascia. Ho vissuto questo privilegio dando sempre il massimo. Cercherò di giocare ancora qualche anno, questo è un arrivederci ma resterò sempre uno di Noi».

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