Ai club va solo il 6,1 per cento sul prezzo finale. Il grosso del valore resta alla rete di vendita e al brand produttore. Il Napoli se le fa in casa
La maglia della propria squadra del cuore è come una reliquia. Sacra a tal punto da metterla in una teca, soprattutto poi se dietro c’è il numero e il cognome del proprio beniamino. Non si rinuncia comunque alla altre maglie. Il giovedì sera è sempre bello sfoggiare a calcetto con gli amici la maglia di questa o di quell’altra squadra, di un campione del presente o di una leggenda del passato.
Tutto ciò ha però un costo decisamente oneroso. Infatti all’interno di un mercato in costante crescita, i prezzi continuano a lievitare, da 150 euro a salire. Per produrle però serve solo 1 euro. Repubblica ha approfondito la materia grazie ai dati rilevati dalla società tedesca Pr Marketing e dall’università Iulm:
“In un’ora una lavoratrice — quasi sempre si tratta di donne — può arrivare a fare sei maglie guadagnando così sei euro lordi, secondo una ricerca della società tedesca Pr Marketing, che da 25 anni studia il mercato delle maglie da calcio nel mondo. «La maglia da calcio è molto più di un oggetto. Rappresenta una comunità e i suoi valori», dice Daniela Corsaro, docente di Marketing allo Iulm di Milano. Ieri il Napoli ha presentato la sua nuova maglia, con lo scudetto sul petto per la prima volta da 33 anni. E i tifosi sono impazziti per averla bloccando per qualche istante il sito. Nonostante un aumento di dieci euro del prezzo, da 120 a 130 euro. Il prezzo di vendita delle maglie da calcio in Italia cresce più dell’inflazione“.
Con la società partenopea, anche Milan (da 120 a 140), Juventus (da 140 a 150 euro) e non solo hanno aumentato il prezzo di vendita delle maglie da calcio. Non tutti però sanno che solo il 6,1 per cento del prezzo finale va nelle casse delle società. Il resto si disperde nella rete di distribuzione e di vendita:
“Il tessuto, la cucitura e la spedizione pesano per appena il 9,6 per cento del prezzo di vendita al dettaglio. Poco meno del 3 per cento va in pubblicità. Il grosso del valore resta alla rete di vendita e al brand produttore, che come “sponsor tecnico” può compensare il club con trasferimenti diretti, slegati dalle vendite“.
In questo business, diventano sempre più importanti temi come la sostenibilità a tal punto che diverse società più fortemente identitarie decidono di farsi le maglie da sé o impongono alle aziende produttrici di adeguarsi ai valori della società:
“Come Liverpool e Udinese, che hanno indossato maglie ricavate dal riciclo di bottigliette in plastica, del Real Madrid. Da anni il Napoli si fa le maglie in casa e ha affidato il disegno ad Armani”.