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Il contratto tra Inter e Nike è emblematico della scarsa attrattività della Serie A

I trenta milioni l’anno sembrano tanti ma sono pochissimi per una finalista di Champions e se rapportati ai grandi club europei

Il contratto tra Inter e Nike è emblematico della scarsa attrattività della Serie A

È notizia fresca fresca il rinnovo dell’Inter con Nike. Un accordo che parte dal 1998 e che è stato prolungato per altri 8 anni fino al 2030. Cambiano anche le cifre del contratto, ovviamente in positivo, poiché l’Inter passa da poco più di 10 milioni di euro a stagione ai 30 (24 + 6 di bonus), ma c’è un ma.

Come può una finalista di Champions strappare un contratto per una durata così lunga a cifre così basse rispetto alla concorrenza europea? Seppur in altri tempi e con altri calciatori l’accordo tra Adidas e Juventus fruttò e frutta ai bianconeri ben 51 milioni di euro a stagione. Fantascienza che però diventa iperrealismo, se paragonata ai contratti dei top club europei. Si lasci da parte Real e Barça (che prendono rispettivamente 120 e 105 milioni di euro a stagione da Adidas e Nike), sono in realtà i club di Premier il vero termometro di quanto sia fondamentale il proprio ecosistema domestico per strappare contratti più remunerativi.

L’unione fa la forza ed in Italia vige ancora la regola del condominio. Il peso contrattuale delle società di Serie A è al momento misero, perché il campionato non è attrattivo come dovrebbe. Il Manchester United, che sono anni che languisce in posizioni domestiche ed europee poco affini al proprio blasone, percepisce da Adidas ben 87 milioni di euro a stagione.

Aggiungete voi i motivi della scarsa attrattività del nostro campionato, ma è un tema su cui riflettere e su cui i presidenti di A devono cambiare mentalità. Anche perché la legnata sui denti dell’asta sui diritti tv è pronta per essere sferrata e sarà un duro bagno di realismo per tutti. Gridare al ritorno della competitività in Europa dopo la stagione appena conclusa rischia di essere uno specchietto per le allodole simile all’arrivo di Cristiano Ronaldo in Serie A. Guardare il dito mentre si indica la Luna. Perché il prodotto calcio italiano non è così scadente, ma è certamente mal confezionato.

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