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“Il denaro è un cancro”: Favino e “L’ultima notte di Amore” sono un gioiellino

Sui social il film di Di Stefano ha subito molte stroncature. Altra interpretazione fisica di Favino. Anche in Italia si possono girare i noir-action

“Il denaro è un cancro”: Favino e “L’ultima notte di Amore” sono un gioiellino

Sui social si fa un gran parlare – con molte stroncature – dell’ultimo film di Andrea Di Stefano, “L’ultima notte di Amore”, un noir urbano ambientato in una Milano odierna, che ora si può vedere solo in streaming – sulle maggiori piattaforme – ma a pagamento. Nella metropoli affaristica meneghina c’è Franco Amore (Pierfrancesco Favino) un poliziotto della Mobile che sta per andare in pensione. Onesto e scrupoloso, Amore, ha una moglie Viviana (Linda Caridi), calabrese come lui, che ha in famiglia uomini della ‘Ndrangheta: tra cui il cugino Cosimo Forcella (Antonio Gerardi). Amore salva la vita ad un potente magnate cinese, Zhang, che opera su Milano e questi gli offre la security delle sue attività. Ma la prima delle operazioni dovrà svolgersi un giorno prima della sua andata in quiescenza. Amore coinvolge il suo collega Dino Ruggeri (Francesco Di Leva), ma qualcosa va storto, trasformando il poliziotto in un capro espiatorio di tutta una serie di interessi contrapposti. Il film ha un andamento nella prima parte – fino all’eventus damni – con la tecnica dell’autoreverse. Poi è tutto un flusso – soprattutto di coscienza – fino al finale aperto.

A nostro avviso Di Stefano gira un piccolo gioiellino nel genere, aiutato anche dalla fotografia appropriata di Guido Michelotti e dal montaggio di Giogiò, Franchini, con il funzionale contrappunto musicale di Santi Pulvirenti. “Il denaro è un cancro” dice il commissario Sarno e quando entra in circolo anche nella nuova attività di Amore si assiste alla sua spersonalizzazione da bravo marito e padre a scheggia impazzita della lunga marcia del denaro. Un’altra interpretazione fisica di Favino con altri attori – come Di Leva – a stargli al passo. Chi ha detto che in Italia non si possono fare buoni noir-action che reggano il confronto con quelli americani e francesi?

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