ilNapolista

Il dubbio sul doping fa parte del ciclismo, e dello sport. E se lo meritano (Süddeutsche)

Anche che i test negativi non sono una prova ferrea. Come se ne esce? Con la trasparenza totale dei dati prestazionali

Il dubbio sul doping fa parte del ciclismo, e dello sport. E se lo meritano (Süddeutsche)
Jumbo-Visma's Danish rider Jonas Vingegaard wearing the overall leader's yellow jersey celebrates in the finish area after the 16th stage of the 110th edition of the Tour de France cycling race, 22 km individual time trial between Passy and Combloux, in the French Alps, on July 18, 2023. Anne-Christine POUJOULAT / POOL / AFP

La credibilità per il ciclismo è una dannazione. Non c’è verso, il passato incombe a dispetto dei controlli anche ossessivi cui si sottopongono i campioni di oggi. Lo sanno. Vingegaard e Pogacar accettano il dubbio, come fisiologico. Ma non se ne esce.

Mercoledì sono stati effettuati gli esami del sangue sugli autobus delle due squadre che comandano la classifica del Tour de France. La Jumbo di Vingegaard, ormai virtualmente il vincitore, e l’UAE, del grande rivale Pogacar.

Sapete “quanti test ha superato senza danni il super drogato Lance Armstrong? – scrive la Süddeutsche Zeitung – Esatto: diverse centinaia. No, questo non significa che il test non sia necessario. Ma ciò significa anche che i test negativi non sono una prova ferrea (come ha confermato a L’Equipe uno 007 dell’antidoping). Il dubbio fa parte del ciclismo, se lo merita. Non solo il ciclismo, tra l’altro.

Il punto è che “il ciclismo deve convivere con i dubbi sulla sua storia, e Vingegaard e Pogacar, che si dicono puliti, si sono detti comprensivi”. Perché non è detto che ciò che non si trovi oggi non si troverà un domani con nuove tecnologie a disposizione. Nel 1998 – ricorda il giornale tedesco – Jan Ullrich perse quasi nove minuti contro Marco Pantani in un giorno sulle Alpi; 15 anni dopo, furono trovate le prove dell’uso di Epo”.

Per la Süddeutsche il ciclismo ne può uscire solo con la “trasparenza radicale”. Ovvero la pubblicazione costante di tutti i dati, le metriche prestazionali eccetera. “Il ciclismo dovrebbe rivelare chiaramente cosa stanno facendo i suoi eroi. La concorrenza ne sarebbe avvantaggiata, ma dovrebbe valerne la pena in nome della credibilità”.

ilnapolista © riproduzione riservata